Res cogitans, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

Due vite in una

 

Ho notato uno strano pudore nei ricordi commossi del calciatore Stefano Borgonovo. È stato giustamente messo in luce il suo coraggio, è stata con forza raccontata l’impari sfida alla malattia che ne ha fatto un eroe. Si è detto dell’infinita dignità e della generosità.

Il pudore che non comprendo riguarda il prima. Perché non ricordare anche l’atleta nel pieno della forma, perché non mostrare in Tv gli stacchi imperiosi, le rovesciate acrobatiche, gli slalom tra i difensori avversari… Come se la seconda vita di Borgonovo avesse in qualche modo oscurato e vanificato la prima, come se tra quelle due esistenze ci fosse un’incompatibilità di fatto. Essere stato l’emblema della vigoria fisica a mio avviso non ostacola e anzi sublima la successiva struggente testimonianza di quell’uomo che della vita ha bevuto davvero tutto il succo.

Ci pensavo, ieri sera, e mi è venuto in mente un pomeriggio allo stadio. La squadra di casa, a rischio retrocessione, offriva biglietti a prezzi stracciati per richiamare in curva sostenitori depressi. Una delle tre partite a cui ho assistito dal vivo, tutte da adolescente o poco più. Udinese-Cremonese 3-3. Con doppietta di un elegantissimo, regale, felpato Stefano Borgonovo. 

 

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