A metà pomeriggio (R) scrive uno status (Solo adesso mi sono accorta che il tempo è passato troppo velocemente! Vorrei tornare indietro! È stato bellissimo…) e tagga amici come li tirasse per la maglia. OOOOOHHHHHH.
È il giorno dopo.
L’esame è finito.
Ventiquattro ore e l’effetto è quello di un portone che si è chiuso alle tue spalle.
Ha fatto SBAM, sbam forte, e tu non hai potuto far niente per fermarlo. Non sei rimasta chiusa dentro, sei rimasta chiusa fuori.
È il giorno dopo e io quella sensazione, provandola ogni anno, la conosco bene. Per (R) probabilmente è la prima volta.
In quel luogo hai riso, ti sei scompisciata, hai pianto, hai sognato, hai aiutato e sei stata aiutata. Hai pronunciato nomi, certi li hai accorciati, altri li hai storpiati, alcuni li hai perfino inventati.
Hai letto hai scritto hai studiato: spesso le cose che hai imparato, però, non erano né dentro al leggere, né dentro allo scrivere, né tantomeno dentro lo studiare.
Hai mangiato e hai bevuto. Hai festeggiato e hai litigato. Hai mandato a fareinculo – sì, anche me – ma più spesso hai fatto la pace. Hai cantato, in quel luogo. Hai ballato. Hai bestemmiato, e a volte serviva pure quello.
Hai abbracciato, ti sei appoggiata sulle spalle degli altri, ti sei fatta portare in groppa. Hai disegnato sul banco e ti hanno disegnato e scritto sulle mani. Hanno inventato i selfie e tu ti sei fatta dei gran selfie.
Ti sei seduta sul banco finché ha cominciato quasi ad andarti stretto. Hai guardato gli altri attorno a te, mentre facevano pressappoco quel che facevi tu, e hai pensato che stessero cambiando, crescendo, “diventando grandi”. Hai pensato che magari stava capitando anche a te, anche se era più difficile da capire.
Oggi sei lì, e nelle orecchie sembra ci sia solo il suono di quel portone sbattuto.
Un rumore fortissimo con un’eco assurda.
Strano, perché in realtà quell’ingresso è minuscolo. L’ingresso minuscolo di una scuola minuscola. Minuscola quanto? Facciamo come la sorpresa di un ovetto Kinder. Ma dentro c’è tutto e da lì non lo sposta nessuno: le risate, i nomi, gli abbracci, le parolacce, le cose scritte sulla lavagna, i panini col salame e le scritte sul banco.
Le tue Medie son tutte lì dentro, e stan nel palmo della mano. La tua.
Stringila forte e vai, perché adesso è ora di andare.