Res cogitans

Festeggiare il compleanno di Mussolini con un bacio gay

 

Il 29 luglio del 1883 nacque un bel bambino di nome Benito.

A distanza di 132 anni, qualche simpaticone ha deciso di festeggiare quell’evento lanciando su Twitter l’hashtah #menefrego – espressione associata un po’ arbitrariamente a quel marmocchio una volta cresciuto e diventato mostro.

Chissà che gioia: alle 16.26 quell’accrocco di parole è in testa alla speciale classifica, utilizzato da decine di migliaia di utenti.

Come, però?

Sono una ragazza e amo un’altra ragazza. La limono pure e allego foto: #menefrego. (Assolutamente l’interpretazione più seguita, con un contributo concreto alle unioni civili più grande di quello del Pd…)

Sono grassa e mangio quanto mi pare. Sarete belli voi: #menefrego.

La gente non capisce cosa ci sia di stupendo in XXX (leggi: membro degli One Direction, Mengoni, Harry Potter,…): #menefrego.

Le altre si truccano pesantemente, sembrano delle maschere africane; io no, io sono acqua e sapone e #menefrego.

C’è anche la politica, certo, in qualche tweet. Sono quelli di sinistra, allarmati e indignati per la deriva fascista.

Qualcuno dirà che c’è comunque di che preoccuparsi (“i giovani non conoscono la storia”), qualcuno aggiungerà che forse è il caso di preoccuparsi addirittura di più (“tutto quel Mengoni!!!”).

Io dico che… #nonmenecruccio.

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Piccola posta, Res cogitans, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

Ci fosse ancora Alex Langer…

 

Si gioca così.

È facile.

Basta fare finta che non ci sia mai stato un lunedì di vent’anni fa, che non sia mai diventato famoso, suo malgrado, un albicocco di Pian de’ Giullari. Che certi pesi di cui non sappiamo si siano come per miracolo dissolti, evaporando nel caldo di quell’inizio di luglio, un attimo prima.

Alex Langer avrebbe oggi 69 anni.

Sarebbe ancora una figura importante per il nostro paese.

Sarebbe stato fatto anche il suo nome nei giorni dell’elezione del Presidente della Repubblica. Scettici avremmo commentato: “sì, magari…”. Infatti non lo avrebbero eletto.

Avrebbe un account su Twitter, risponderebbe a tutti e non si lamenterebbe per qualche troll. Più che per scriverci, lo userebbe per dare spazio agli altri e alle notizie dal mondo. E per promuovere le giuste cause.

Andrebbe poco in tv, dalla Gruber, forse da Floris, da Lerner ci fosse ancora Lerner.

Forse avrebbe con sé un iPad. Manderebbe milioni di mail, ma avrebbe conservato il vizio antico di scrivere una lettera.

Sarebbe a Lampedusa ogni 3 giorni, ma sarebbe di casa anche ad Erbil, tra i bambini siriani in fuga. Sarebbe tornato in Bosnia, va da sé.

Gioirebbe per i ponti in costruzione tra Washington e L’Avana.

Avrebbe simpatia per il Presidente Usa, nonostante quello stare sulla scena, sul pulpito (figaggine, la chiamano con termine tecnico), sarebbe la cosa più distante dal suo fare eternamente goffo, impacciato.

Amerebbe questo Pontefice, senza dubbio, e ne sarebbe ricambiato.

Si batterebbe per i diritti in pericolo, e per il raggiungimento di quelli che mancano. Camminerebbe sulla strada di un gay pride, incontrerebbe quotidianamente giovani e studenti. Non sarebbe “renziano”, ma nulla lo legherebbe alla sinistra radical-spocchiosa. Avrebbe in tasca la tessera dei Verdi, che probabilmente con lui non si sarebbero estinti. Sarebbe andato in Grecia spesso e da molto tempo, non ad urne aperte e a frittata fatta.

Avrebbe occhiali meno improbabili e lo sguardo dolcissimo.

(Continuate pure, il gioco è di tutti…)

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