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Le rose che non colsi, stavo svolgendo una prova Invalsi (il solito post polemico)

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Non possiedo un e-reader. Non ho mai letto un libro digitale. Accumulo soltanto testi cartacei ed ho due passioni: leggerli e lasciarli impolverare. Ciononostante, oggi la Prova Nazionale Invalsi mi ha fatto arrabbiare più del solito.

Come se non bastasse il consueto nozionismo grammatical-linguistico spacciato per test di logica, la prova odierna era pessima anche per un’altra ragione, questa volta tutta ideologica.

Tra tutte le tematiche in cui pescare un testo argomentativo da leggere e comprendere, il Miur ha scelto un brano che mette a confronto un testo cartaceo con un testo digitale. Promuovendo a pieni voti il primo e bocciando inesorabilmente il secondo.

Perché non scegliere un brano sugli accordi di Parigi sul clima?

Perché non optare per un articolo sulla mobilità alternativa nelle metropoli avanzate?

Ecco, perché?

Molte delle ragioni illustrate nel testo dall’autore sono le stesse che fanno di me un convinto mancato possessore di e-reader. Tuttavia, 3/4 delle letture effettuate nel corso della loro vita dai ragazzi che avevo davanti stamattina sono avvenute su uno schermo. A occhio e croce accadrà lo stesso per la quasi totalità di quello che leggeranno in futuro.

E allora: perché non metterli alla prova con un bel pezzo sugli ogm?

Perché non testare le loro competenze con un breve saggio sull’inquinamento degli oceani?

Perché no. Perché c’è una scuola dentro la scuola. Una scuola che vive fuori dalla realtà e che la realtà non accetta.

La scuola dei 600 prof. universitari che firmano appelli e chiedono gran voce il ritorno dei dettati.

Nel frattempo i ragazzi italiani leggono romanzi sullo smartphone e scrivono agli autori per influenzare gli sviluppi della trama.

E quelli del Miur oggi avrebbero potuto scegliere 60 righe sul massiccio ritorno degli orsi sulle Alpi. Avrebbero potuto incuriosire i quattordicenni con un bel testo sulle auto senza pilota progettate in California.

E invece no. Han preferito comunicare ai loro utenti, noti surfisti del web, che se sono a pagina 220 di un libro giallo tradizionale di 440 pagine possono con il tatto percepire la distanza che li separa dal nome dell’assassino. La scritta “220 di 440” su un Kindle non sembra al momento altrettanto esplicita.

Un testo sui pannelli solari: perché no?

Un reportage sui bonobo del Congo?

Il treno a levitazione magnetica di Shanghai?

Le virtù dello zenzero?

[…]

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