Res cogitans, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

#ANTIFA, ma basterà?

gobetti804
Cosa vuol dire essere antifascisti? Vuol dire essere i buoni: è chiaro, non ci piove. Ma per essere i buoni è davvero sufficiente non comportarsi come fanno i cattivi? Ecco, questo è il punto.

Io nell’antifascismo, così come è andato configurandosi, vedo questo limite.

Il nervo è scoperto, benissimo. Gli allarmi suonano subito e suonano forte. Un fascista che spara su una folla di migranti ci fa saltare sulla sedia, ma provocherebbe la stessa reazione in noi anche la semplice foto della sua cameretta con scritti hitleriani in bella mostra, o la sua tempia decorata a svastiche. “Il Lupo” ci fa paura e ci indigna. Perfetto, ma se diciamo che tutto questo ci offende e ci fa schifo siamo stati sufficientemente antifascisti?

Secondo me, no. Per essere i buoni, bisogna fare le cose buone. Le cose buone scacciano le cose cattive, e i cattivi con loro. Oggi a Macerata – e il 24, a Roma – si canterà Bella ciao e molte persone grideranno che i fascisti fanno schifo, perché è vero e perché è giusto. Probabilmente non basterà. Il contrario della mancata strage marchigiana è una piazza aperta agli stranieri che vivono in Italia, ai loro canti e ai loro balli. Aperta ai loro nomi, perché siamo antifascisti e antirazzisti ma se ci chiedono di dire 5 nomi propri di africani dopo Abdul e Mohammed siamo già fermi al palo, mentre in Italia ormai i Mamadou sono più dei Giuseppe. Il partito che vuole davvero combattere Forza Nuova e Casa Pound apre le sue sedi ai migranti, li accoglie nelle sue fila anche se non può raccoglierne i voti o candidarli in un collegio, o affidare loro un assessorato.

Ci sono gruppi di intellettuali, penso ai Wu Ming, che fanno un lavoro meritorio di caccia al fascista contemporaneo: scovano minuscoli assessori che hanno fornito sporchi patrocini a iniziative nostalgiche, stanano candidati che hanno banchettato in passato coi gerarchi delle nuove formazioni nere. Con la pars destruens ci siamo, grazie di cuore, ma poi?

Periodicamente scattano infinite polemiche attorno all’antifascismo altrui. Leggendo queste righe sicuramente qualcuno potrebbe già mettere in discussione il mio livello di distanza dalla sporca idea. L’immagine di Gobetti in testa al blog parrebbe dare garanzie piuttosto solide, ma poi, se uno critica le manifestazioni di piazza contro i fasci…

L’antifascismo antagonista andrebbe accompagnato con qualcosa di nuovo proprio per una semplicissima ragione: fino ad ora non ha funzionato. Cosa succede alle teste rasate come “il Lupo” di Macerata mentre la città sta scandendo le classiche parole della tradizione antifascista? Succede che le stiamo caricando come fossero macchine elettriche. Le stiamo motivando, stiamo dando loro le ragioni per organizzare una rivincita (pure più eccitante perché – per ora, fortunatamente – clandestina).

Mai che qualcuno proponga di sparigliare. Siamo a tutti gli effetti davanti agli strascichi di una guerra civile e nel mondo non mancano gli esempi di soluzioni alternative, nel tentativo di ricucire le ferite di una nazione, anche quando la sproporzione tra le responsabilità dei contendenti è abissale. Non si tratta di trovare delle ragioni nel Fascismo per farci un compromesso. Si tratta di provare ad andare da qualche parte più o meno tutti insieme.

Sarebbe bello che quando “il Lupo” ci viene a cercare non ci trovasse in casa. Ripassa più tardi, sono usciti. Sono scesi nelle strade del mondo, dovevano compiere il loro dovere di buoni. Ci rimarrebbe male, e mai colpo più forte al Fascismo sarebbe stato assestato.

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