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Tempi (verbali) cupi

Fate finta di essere un quattordicenne senegalese, bosniaco, cingalese. Oppure cinese, oppure rumeno. Siete in Italia da una manciata d’anni e i vostri genitori rigano dritto, si ammazzano di lavoro e vi permettono di indossare quella felpa quasi alla moda, di avere quei cinque euro nel telefonino. No, non di ultima generazione, il telefonino, ma comunque degno, regolare. Soprattutto vi mandano a scuola, i vostri genitori, e per una legge di natura trasversale a tutte le usanze e i costumi del pianeta vi rompono le scatole e vi chiedono “com’è andata oggi?” appena avete appoggiato lo zainetto. Sì, vi dicono anche “che non prendete mai in mano un libro” e controllano a vostra insaputa il diario e il libretto personale.

Ecco, dunque, se siete entrati nei panni di quel quattordicenne sappiate che ieri avete sostenuto la PROVA NAZIONALE dell’Esame di Stato. Com’è andata?

Cos’avete scritto nel quesito B1? Sì, quello che chiedeva di coniugare il verbo. Insomma, questo:

Avrei proprio voluto che tu …………… (venire) alla mia festa.

Ma certo che avete scritto FOSSI VENUTO, voi ve la ricordate la consecutio temporum. Sì che ve la ricordate, forse quello che vi siete dimenticati è che state vestendo i panni di un quattordicenne senegalese, bosniaco, cingalese ecc. E allora magari avete trovato sufficiente cavarvela con un VENISSI, in realtà l’unico che vi sia venuto in mente. Molto meglio del VENIRE che avreste usato ai tempi del vostro arrivo in questo paese. Meglio di quel VIENI o VENIVI che infastidiva così tanto il vostro professore di italiano paladino di tutti i congiuntivi.

Insomma, in realtà avete scritto AVREI PROPRIO VOLUTO CHE TU VENISSI ALLA MIA FESTA. In realtà si sarebbero espressi come voi anche un esercito di scrittori e i giornalisti della carta stampata, ma per la scuola italiana il vostro è uno sbaglio bello e buono, roba da ZERO punti e avanti col quesito B2.

E il riccio?

Sì, quello del racconto di La Capria, quello del brano da comprendere. Una trentina di righe e un argomento da poppanti: la volpe e il riccio. Sì, però il riccio era COMPUNTO. Come, non sapete cosa vuol dire COMPUNTO? No, non era un riccio a puntini, quelle sono le coccinelle. Certo, quella parola i vostri parenti non la usano e i vostri insegnanti – con la poca stima che nutrono nei vostri confronti – nemmeno. Non la capireste.

Insomma, ragazzi, come vedete è la solita vecchia storia. La lingua non serve per comunicare e diventa una sorta di club esclusivo, arroccata nelle sue raffinatezze normative. Un altro muro, uno dei tanti da superare. Nemmeno così invalicabile, pensate a quelli hanno ancora davanti le onde del Mediterraneo.

Doveva essere un segnale di modernità, la PROVA UNICA NAZIONALE. Doveva misurare, dare oggettività ad un esame lasciato in balia di metri di giudizio improvvisati e posticci.

Si è rivelato invece un crudele strumento di selezione, premoderno e classista. Borghese (nel 2008, si può dire?) e pure un po’ compunto.

 

«Gianni fu più difficile. Dalla vostra scuola era uscito analfabeta e con l’odio per i libri.

Noi per lui si fecero acrobazie. Si riuscì a fargli amare non dico tutto, ma almeno qualche materia. Ci occorreva solo che lo riempiste di lodi e lo passaste in terza. Ci avremmo pensato noi a fargli amare anche il resto.

Ma agli esami una professoressa gli disse: – perché vai a scuola privata? Lo vedi che non ti sai esprimere?

Lo so anch’io che il Gianni non si sa esprimere.

Battiamoci il petto tutti quanti. Ma prima voi che l’avete buttato fuori di scuola l’anno prima.

Bella cura la vostra.

Del resto bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le lingue le creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all’infinito. I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo.

Voi dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi.

Appartiene alla ditta.»

 

Lorenzo Milani

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4 thoughts on “Tempi (verbali) cupi

  1. utente anonimo says:

    Mi ricordo la tela di Penelope nei quiz delle leva. Il “disfaceva” era ormai a conoscenza di ogni coscritto anche se quella declinazione non ci “suonava” proprio.

  2. utente anonimo says:

    …forse se qualcuno di quelle erudite teste promotrici della prova nazionale, anzichè tirar fuori solo il RICCIO, ne vedessero anche la sua ELEGANZA (Muriel Barbery), qualcosa di magico potrebbe accadere.

    I.

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