E si moriva d’estate in montagna
bella ciao, con un fazzoletto rosso al collo
magari proprio sul più bello
di una vita tutta da desiderare
o tra le lenzuola fresche di una bella mattina
e si moriva d’inverno
nascosti nel fieno di qualche cascina
con una donna mai vista
a fingere d’esser tua madre
o tua moglie
e si moriva d’autunno nei fossi
sorpresi di foglie
come cicale curiose del gelo
e si spariva ragazzi in aprile
d’agosto
fermati e freddati sul posto
o su un vecchio vagone piombato
poi s’è morti di ordigni e di trame
di stragi che adesso chiamiamo di stato
truffandoci la vista
nel linguaggio dolciastro del potere
con cui strisciamo la notizia
della pace armata
e delle bombe intelligenti
che anche oggi, a sorpresa, uccidono qualcuno
e ci chiediamo tutti, teleguidati nei salotti bene di Rai1
che storia sia davvero questa
che non riusciamo più a chiamare nostra
siamo i ribelli della montagna *
l’8 settembre
Ustica
una finestra in questura
da cui si cade e si muore
revisioni, processi
indagini che non portano mai a niente
e tutto il sangue nel sangue
negli occhi stanchi della gente
che ha stretto di lacrime e lavoro
questo suo seme di terra
da cui è nato un paese che ripudia la guerra
Maurizio Mattiuzza, Gli alberi di Argan, La vita felice edizioni