Le storie di Scuolamagia, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

Per questo canto una canzone triste triste triste

Alle otto meno un quarto di sabato 19 maggio, nell’hotel forentino in cui alloggiavo coi miei alunni avrebbe dovuto suonare la sveglia. Non l’ha fatto, almeno per me e per le ragazze della 3ª C. Eravamo infatti già usciti dalle sei, per la corsetta mattutina con cui sono solito far concludere le gite scolastiche, per un saluto alla città – qualunque essa sia – ancora sonnecchiante prima dell’invasione dei turisti.

La stazione, Piazzasantamarianovella, il Lungarno, Pontesantatrinità, Pontevecchio, Piazzaledegliuffizi, Piazzadellasignoria, Viadeicalzaioli, Piazzadelduomo, Viade’cerretani, ecc.

Un sereno tour nella bellezza sempre spiazzante di una città incredibile, mentre altrove, ma sempre in Italia, in quei medesimi istanti, si stava per compiere l’itinerario opposto, la corsa verso un baratro. Anche quella una storia di ragazze, poco più grandi di quelle che hanno corso a fianco a me, sorprese dalla rinuncia a quell’impresa da parte della componente maschile della classe, stremata dalle fatiche notturne alla playstation.

Qualche ora dopo quel fuoriprogramma estetico-atletico, ho pensato che i miei utenti-adolescenti dovessero sapere quel che continuavo a leggere in maniera convulsa dal display del telefono. Cosa cinguettassero quei tweet. Li ho radunati, quasi al centro di Piazzalemichelangelo, la città sullo sfondo, e ho detto loro quel che sapevo. Il fatto, dove e quando, le prime ipotesi, senza protendere per nessuna, senza sbilanciarmi. Era giusto fossero messi al corrente, anche solo per un attimo prima di rituffarsi nella loro gita spensierata. Era giusto che potessero dire – per prima l’ha fatto una ragazza – “bastardi”. 

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