Res cogitans, Soletta

Miss Charity

Stavo subito per commettere uno sbaglio, scrivendo che il nuovo libro di Marie-Aude Murail dovrebbero leggerlo tutte le ragazze dai 10 a 94 anni. In realtà sarebbe molto meglio lo leggessero i maschi, nonostante l’edizione italiana strizzi pesantemente l’occhio a un pubblico di genere, con coniglietti e foglioline color glicine. La coraggiosa emancipazione di Miss Charity nell’Inghilterra di fine ‘800, dove avere successo in una professione, per una donna, equivaleva ad una sorta di crimine e criminali erano per tutti semplici azioni come andare a teatro o imparare a memoria un sonetto di Shakespeare, è un processo lungo quasi 500 pagine, coloratissime e piene zeppe di humour. 

A dare un ritmo da commedia al romanzo, la trascrizione dei dialoghi nelle modalità del testo teatrale, idea originale e soprattutto efficace.

 

KENNETH ASHLEY

Ccc…osa vi è successo?

 

MISS CHARITY

Quello che succederà alle donne.

 

KENNETH ASHLEY

?

 

MISS CHARITY

Mi emancipo.

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Soletta, Stream of consciousness

Il capitolo che non c’è

Oh, boy! Che gran bel libro. So che avrei dovuto già averlo letto, mi par di aver capito sia una specie di classico. E io niente, l’avrò preso in mano cinquanta volte, riponendolo regolarmente sullo scaffale. La copertina, va detto, non viene propriamente incontro ad abbracciarti.

C’è voluta una citazione di Lella Costa nel suo saggetto delizioso sull’ironia, a convincermi di avere un conto in sospeso con quel leccalecca.

Il capitolo migliore, senza dubbio, è il tredicesimo. Non sono scaramantico e invito le gatte nere ad attraversare la strada prima del mio passaggio perché sono galante, tuttavia ho trovato di una dolcezza unica il cap. 13, mentre la vita di uno dei protagonisti è appesa ad un filo e quella degli altri non va proprio a gonfie vele.

 

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