Res cogitans, Tutte queste cose passare

When We Were Grillo, quando eravamo tutti grillini

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Noterella a margine della notizia del giorno: il “New York Times” che accusa Grillo di aver alimentato la sfiducia nei confronti dei vaccini, agire del quale si cominciano ad avvertire i serissimi danni.

Il comico smentisce sdegnato: tutte balle.

La rete, tuttavia, non perdona e smaschera: migliaia di citazioni dal sacro blog, spezzoni video, documenti audio, proposte di legge antivax a firma M5S.

Mi capita quindi di vedere per la prima volta dai giornali online alcuni passaggi tratti dagli spettacoli di Grillo, anche apparentemente lontani nel tempo, almeno a giudicare dalla grana delle immagini. Non li ho frequentati, anche se ricordo un certo clamore da grande evento quando passavano dalle mie parti. C’erano quelli, poi, che ti dicevano “se vuoi ti passo il DVD di Grillo”, in genere una copia fresca di masterizzatore, e ti mostravano la custodia con modi da spacciatore guardingo. Era roba contro, era roba che scottava.

Nessuno che aggiungesse: è roba molto stupida.

Dov’era la nostra ragione in quegli anni?

Perché quelle parole non ci hanno fatto schifo fin da subito? Soltanto perché tra una porcheria antiscientifica e l’altra c’era una battuta di spirito?

Perché quegli spettacoli sono stati recensiti quasi sempre come gli exploit di una voce libera, di un guitto profetico?

Perché è andata così, ammettiamolo. Certo, il comico non candidava ancora nessuno alle elezioni e tutte quelle panzane sembravano morire lì dov’eran nate, nei tendoni, nei teatri.

Non sarà che in fondo è anche un po’ colpa nostra? Ci siamo fatti due risate, abbiamo detto “che matto”. Qualcuno avrà sinceramente pensato “che coraggio, che cane sciolto…”.

E quello ci stava dicendo di non vaccinare i bambini.

Lo abbiamo applaudito. Ci siamo fatti sputare addosso mentre blaterava passeggiando tra le seggiole dei teatri strapieni.

L’uomo si sarà pure montato un po’ la testa, ai tempi, si capisce, e oggi probabilmente i pochi che non lo votano gli sembreranno dei traditori.

 

 

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I danni che fa Report

2016-10-10aOrmai da 10 anni, in una stanza della mia scuoletta che si improvvisa ambulatorio, due volte all’anno un simpatico medico vaccina le mie alunne contro il papilloma virus. Da un po’ di tempo a questa parte si mettono in fila anche i maschietti, portatori del virus e a loro volta possibili vittime. Non sono mattine come tutte le altre. I ragazzi hanno il tesserino delle vaccinazioni ben in vista sul banco, si distraggono per ogni auto che sembra aver parcheggiato nel cortile della scuola, si allarmano per ogni sbattere di portone.

Poi, finalmente, il rito comincia. Si mettono in coda. Entrano nella stanza di cui sopra, uno alla volta. All’uscita a qualcuno scappa una lacrima, qualcuno chiede di essere esentato da ogni attività didattica per i postumi dell’iniezione.

L’ho chiamato rito.

Succede nella mia scuola, ma succede in migliaia di altre. Cambiano solo numeri e facce. Il dottore non sarà sempre simpatico, spessissimo sarà una dottoressa. Succede in Italia, ma succede anche nel Sichuan e in Alabama.
Succederà finché la scienza, e quindi la massima espressione della ragione umana, non avrà trovato una soluzione migliore. Succederà finché lo Stato laico sarà alleato della scienza e se ne servirà per il bene di tutti.

L’inchiesta di Report sui vaccini anti papilloma visus ha dato ieri sera una goffa spallata a quel rito civile.

Con le mani avanti di chi è consapevole esistano ben altre diaboliche ciarlatanerie sul tema vaccini, la trasmissione ha soltanto (!) insinuato, ha soltanto (!) alluso. Il terreno era già stato arato: si sa che le le industrie farmaceutiche sono il Male fattosi consiglio di amministrazione. Aggiungici un medico corrotto che non manca mai, una spruzzatina di tangenti e la postverità è  bella impiattata.

Grande assente: la scienza. C’è un medico specializzato su quel tema che da mesi fa parlare di sé per la sua strenua battaglia a favore delle pratiche vaccinatorie, che dite, lo sentiamo? No. Chissà perchè… Ne va bene anche un altro, uno qualsiasi, bastano tre clic per individuare una serie di nomi autorevoli. No. Vien da pensar male, ma si dia il caso che sia vietato pensar male dei professionisti del pensare male. Si passa subito per censori, per gente che dà la caccia all’Uomo Ragno mentre bande di criminali imperversano in città.

[Mi viene in mente la puntata di Report dedicata al mondo dei colossi del web, in particolare a YouTube. Una coppia di genitori lamentava l’utilizzo delle immagini del figlioletto di pochi mesi, girate e caricate sulla piattaforma al solo scopo di commuovere una nonna australiana, finite invece in un losco servizio Tv sui pedofili e ora a disposizione dei peggiori naviganti dell’intero pianeta. L’inchiesta metteva in guardia dal mostro YouTube, guidato da indicibili interessi economici manco si trattasse un’industria farmaceutica, e trascurava l’unica vera missione da servizio pubblico: indicare ai telespettatori la spunta da fare sul sito (tutt’altro che occultata) se non si vuol rendere visibile a tutti un video caricato.]

Stamani, intanto,  online c’erano già genitori che ringraziavano lo storico programma scoperchiatore di pentole. Grazie, abbiamo visto, non vaccineremo la bimba!

Bingo.

Dove andremo a finire di questo passo è difficile immaginarlo.

Tra un c’è sotto qualcosa, una puzza di bruciato e un conto che non torna, toccherà magari a Sigfrido Ranucci riportarci tutti alla ragione, nel suo discorso di capodanno a reti unificate.

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