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Le cose cambiano, e la scuola è gay

Chissà che conclusioni avrebbero raggiunto, gli insegnanti sguinzagliati dalla curia milanese alla scoperta di come e quanto l’immaginario gay abbia invaso le classi, le file di banchi, i corridoi, le file davanti ai distributori di merendine.

Probabilmente al termine della loro “indagine informale” avrebbero tratto un bilancio confortante, dal loro punto di vista, ché i docenti italiani tutto sono fuorché un’avanguardia. In nessun campo, figuriamoci in quello.

Le cose, tuttavia, cambiano. Indipendentemente da chi sieda in cattedra.

“Prof., nel tema posso metterci un gay? In tutte le serie americane ce n’è almeno uno…”.

Rimasi stupito, ed era il 2003. Certo che si poteva.

Poi qualche anno dopo venne un tema cupo e di difficile lettura. Ma era colpa mia, non riuscivo a capacitarmi – aprendo e richiudendo il protocollo – che la protagonista fosse trans. Messa a fuoco la cosa, tutto scorreva liscio nel racconto di un’identità complessa e tormentata. Racconto che io non avrei saputo scrivere, figuriamoci in seconda media.

Molta strada rimane da percorrere, per gli insegnanti, per gli alunni e per gli 007 delle curie curiose.

Ma intanto non posso non pensare agli esami di stato di questo giugno, con una ragazza concentrata sulla brutta del suo tema: dentro c’è il suo futuro, il suo realizzarsi nel mondo della moda, tra collezioni da disegnare, sfilate da allestire, party e jet lag. Un futuro di fama e soldi a palate, ma anche di fatica e di stress. Tanto da rendere indispensabile la presenza costante di un assistente tuttofare. Ma i lettori non si facciano strane idee, tra la stilista e l’efficientissimo Andrew (in mio onore, NdR) non c’è niente. Quello è gay fino al midollo.

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Imago, Le storie di Scuolamagia, Stream of consciousness

Lezione di didattica incendiaria (2)

Immagino i dialoghi, dalle parti del tinello.

“Che compiti hai? Roba che ci si sbriga o pomeriggio d’inferno?”.

“Ecco, devo immaginare che casa nostra bruci…”.

“Cosa??? Abbiamo ancora 35 anni di mutuo, se va bene la finisci di pagare tu…”.

“Mah, il Prof. dice che c’è un sito molto trendy…”

“Ma come parla quel cialtrone?!?”.

“Dice che la gente ci mette le fotografie delle cose che salverebbe in caso d’incendio, se avesse quei due minutini prima della fuga…”.

“Col casino che c’è in camera tua… un mese ti ci vorrebbe…”.

“…le cose quelle a cui sei più legato, tipo una felpa, l’orsacchiotto di pezza…”.

“Ma lo sa che al giorno d’oggi l’orsacchiotto di pezza lo produce la Sony e costa 80 euro?”.

“Dice che tra le mie cose ci posso mettere anche il gatto…”.

“Sì, bravo, quello ti aspetta sicuro, prima di scappare…”.

Compiti strani, con esiti da guardare e riguardare.

E soprattutto, niente da correggere. Tutto giusto, niente da rifare.

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(L’edizione precedente)

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