Le storie di Scuolamagia, Soletta, Stream of consciousness

E improvvisamente produrre il nuovo disco di Giua

Era la primavera del 2007 e stavo guardando svogliatamente un Tg3 del pomeriggio. L’ultimo servizio, in quota cultura, mostrava una cantautrice coi capelli rossi appollaiata sopra uno sgabello. Cantava e suonava, a margine di qualche festival tenuto chissàdove. Dopo meno di dieci minuti una mail di conferma confermava con fermezza l’avvenuto acquisto di un CD.

Ne sono passate di canzoni sotto i ponti delle chitarre, ma quelle di Giua continuo a cantarle a squarciagola. Perché sono oggetti preziosi, perfetti, prismi con tante facce, facce che riflettono sempre qualcosa di nuovo.

Poi Giua ho avuto la fortuna di conoscerla davvero. L’ho ascoltata ai piedi di vari palchi, ma anche nel corso di esibizioni postprandiali improvvise come urgenze, in osservanza al pervasivo demone della musica.

Un giorno la mia alunna Ilaria ha orecchiato una sua canzone nella mia macchina, durante un breve e casuale tragitto. Conseguenze: amore a prima vista e un messaggio spedito dalla Carnia alla Liguria, complice Facebook.

Un anno e mezzo dopo, Ilaria si “laureava” in terza media con una tesi sulla sua cantautrice preferita, eseguendone un brano dal vivo preparato via Skype, discettando di scuola genovese e di quante cose ci siano in Via del Campo.

Per tutto questo penso a Giua come ad una persona molto, molto generosa.

Oggi, però, è la cantautrice a chiedere a tutti un gesto di generosità e di fiducia, dopo aver lanciato un finanziamento collettivo per la realizzazione del suo terzo album.

Andando qui, tutto è spiegato con chiarezza.

Si tratta si una sorta di patto da stringere, con l’arte e con la bellezza.

Stringiamolo.

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Soletta, Stream of consciousness

Totem e tabù, piccolo backstage

 

Una volta tanto poter dire: io c’ero. Mi riferisco al set di questo videoclip, girato in fretta e furia approfittando della tappa mordiefuggi di un fortunato concerto estivo. Una domenica mattina nel salotto e sulla terrazza di una casa ricca di storie, una vera miniera di dettagli. Con una guest star a quattro zampe – si chiama Geranio, professione levriero italiano – della quale si sarebbe potuto scrivere, nei titoli di coda: nessun animale è stato trattato meglio di Lui durante le riprese.

Il plot: il maestro Armando Corsi, elegantissimo in una mise di frammenti di plastica con girocollo di monetine da 5 centesimi, è l’analista; Giua veste i panni della paziente psicanalizzata. La cura, manco dirlo, sembra essere la musica. Il terzo incomodo – in realtà comodissimo – del progetto discografico di cui la Pozzanghera si è già occupata. Il convitato di pietra, una pietra miliare.

Altri ingredienti, molto ben amalgamati: l’ironia di un testo di qualità, gli sguardi, i giochi di sguardi, le risate, le mani sugli strumenti, mani a tempo mani contro tempo, mani leggiadre, mani virtuose, corde vibranti, piedi nudi, dita che schioccano, squarci di sole tra le nuvole di un giorno d’agosto. Bello, no? 

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Le storie di Scuolamagia, Soletta, Stream of consciousness

Ho visto un TrE, ah beh, sì beh…

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Ci siamo.

Avevamo Tremonti e da oggi, dopo una sobria potatura, abbiamo solo…???

«Monti!», diranno i miei piccoli lettori.

No, ragazzi, abbiamo TrE, il nuovo disco (doppio) di Giua in coppia con il grandissimo chitarrista Armando Corsi. Un progetto che vede la luce in queste ore dapprima in versione digitale e presto – a gennaio – in una lussureggiante veste da rimirare concreta concreta tra i polpastrelli.

Oggi: conferenza stampa a Rapallo.
Il 18 novembre – sempre a Rapallo, beato chi può – concerto di presentazione.

Ci siamo.
Certo, certo. Ci serve anche Monti, ma abbiamo soprattutto un disperato bisogno di bellezza.

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Le storie di Scuolamagia, Soletta, Stream of consciousness

La leggenda della chitarrista sull’oceano

C’è un mercante illuminato, in Italia, che ha deciso di portare un po’ di amici a New York partendo da Genova. Constatata la presenza di un oceano nel mezzo, si è affidato ad un navigato navigatore, forse il più esperto a cui poteva rivolgersi. Ha convocato una piccola ma composita ciurma e ha deciso che a bordo si sarebbe parlato del futuro e di come navigare anche su quello.

Siccome, si sa, una nave è fulmine torpedine miccia scintillante bellezza fosforo fantasia molecole d’acciaio pistone rabbia guerra-lampo e poesia… il mercante ha voluto nel suo equipaggio la mia cantautrice preferita. Una ciliegina sulla torta a vela. Da qualche giorno – al mio risveglio, 5:18 – mi connetto e guardo un orizzonte che non finisce mai, scruto la consistenza delle nuvole, ascolto il vento, immagino una rotta, penso che – aiuto!!! – quella barca è una briciola di legno dentro a tutto quel blu. Un giorno di questi, lo sento, tra le schiume incrocio una balena.

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