Soletta, Stream of consciousness

Totem e tabù, piccolo backstage

 

Una volta tanto poter dire: io c’ero. Mi riferisco al set di questo videoclip, girato in fretta e furia approfittando della tappa mordiefuggi di un fortunato concerto estivo. Una domenica mattina nel salotto e sulla terrazza di una casa ricca di storie, una vera miniera di dettagli. Con una guest star a quattro zampe – si chiama Geranio, professione levriero italiano – della quale si sarebbe potuto scrivere, nei titoli di coda: nessun animale è stato trattato meglio di Lui durante le riprese.

Il plot: il maestro Armando Corsi, elegantissimo in una mise di frammenti di plastica con girocollo di monetine da 5 centesimi, è l’analista; Giua veste i panni della paziente psicanalizzata. La cura, manco dirlo, sembra essere la musica. Il terzo incomodo – in realtà comodissimo – del progetto discografico di cui la Pozzanghera si è già occupata. Il convitato di pietra, una pietra miliare.

Altri ingredienti, molto ben amalgamati: l’ironia di un testo di qualità, gli sguardi, i giochi di sguardi, le risate, le mani sugli strumenti, mani a tempo mani contro tempo, mani leggiadre, mani virtuose, corde vibranti, piedi nudi, dita che schioccano, squarci di sole tra le nuvole di un giorno d’agosto. Bello, no? 

Standard

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

code