Cineserie

TIEN A MENT – 7 / Guardie

Lo dico piano ché non si sa mai: da giorni sto vivendo felice e contento dentro un regime. Le persone che incontro per la strada sono libere di sfoggiare magliette multicolore, di tenersi allegramente mano nella mano, di fare shopping e mangiare sushi, ma non possono dire (e scrivere, e cantare, ecc.) che secondo loro vivono dentro un regime. Proprio perchè vivono dentro un regime. Allora provo a cercare i segni concreti di questa condizione di oggettivo svantaggio, ma non li trovo. Non li trovo in certa immensa povertà che scorgo, so che la troverei anche sotto cieli più democratici. Non li vedo nelle facce delle tante guardie sparse per le strade. Inizialmente dicevo: ecco il segnale, c’è un uomo in divisa ad ogni angolo, davanti ad ogni mercato. Poi, a guardarli meglio, quei ragazzini… avranno sì e no vent’anni, sono disarmati (al massimo hanno un manganello, del quale sono palesemente più magri) e sudano sotto il sole malato della città. I più fortunati godono dell’ombra di un ombrellone con disegnata una mucca, ridicolo testimonial del latte che va per la maggiore. Per strada non passano auto corazzate, né militari in marcia. In realtà non passano neppure ambulanze. In dieci giorni sulle strade di una metropoli da 14 milioni di abitanti e neanche una sirena. Tutto sembra reggersi da solo, non vedo turpi mani di marionettista. Eppure… Devo capire. Sarà rassegnazione? Sarò ingenuo io?

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Soletta

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Si ven veçjos, ançje di zovins
e a voltis, forsit ançje
ançje di pi
cuasi çence visâsi
sbrissant vie
cussì
cul stes distin dai pes
dai gjats
dai uçei
ducj in a smooth
elegant
way
come ch’a ven
sufrint e pleantsi
exactly like un len.

 

Maurizio Mattiuzza (oggi a Topolò…)

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