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Come una specie di sorriso

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C’è sul “Venerdì di Repubblica”, da quando si è rinnovato, una rubrica che si chiama BARWEB, a cura di Marco Filoni. Ecco il trafiletto di questa settimana.

Di integrazione – o della sua mancanza – si parla sempre. Anche nel web. L’antropologo Piero Vereni, nel suo blog, racconta la storia che gli ha riferito una maestra sua amica. Lei insegna in una di quelle scuole dove ben più della maggioranza degli alunni sono figli di immigrati.
In una quarta elementare la maestra propone un gioco: ogni bambino si avvicina alla cattedra, e uno alla volta i suoi compagni devono descriverlo. Tocca a Stephan, figlio di filippini: «Ha i capelli neri e lisci»; «Ha la pelle olivastra»; «È magro e ha i denti bianchissimi». Una bambina italiana, Greta, aggiunge: «Ha gli occhi a mandorla».
La maestra vuol cogliere l’occasione per parlare di diversità, e chiede: «Perché ha gli occhi a mandorla?». E Greta risponde: «Perché sorride sempre».

    

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