Le storie di Scuolamagia, Res cogitans, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

Il Prof. Bagnasco e il piccolo Silvio

Io il Cardinal Bagnasco lo capisco.

E fin qui, sembra un rap di Caparezza.
Mi spiego. Un insegnante, capita spesso che sia quello di lettere, quando accoglie i genitori delle sue alunne e dei suoi alunni nel corso delle periodiche riunioni tra le mura della scuola, si vede talora costretto a svolgere delle complesse prolusioni sull’andamento generale della classe. È proprio allora che, in nome di indiscutibili e ragionevolissime istanze di difesa della privacy, deve sfoderare un campionario di frasi a dir poco fumose, ed è obbligato a dire la sostanza eterea del peccato senza poter citare la concretezza del peccatore. Sente di dover biasimare una precisa fascia di studenti all’interno della classe (a me è capitato di farlo riferendomi ad un gruppo di 4 elementi in tutto) per il loro comportamento poco collaborativo, si trova ad elogiare un novero di ragazzini che lavorano con costanza. Gli occhi dei genitori – spesso spaesati, si capisce – reagiscono di conseguenza. Non mi sento di escludere che il mio parlare cifrato possa aver dato origine tutta una serie di misunderstanding. “Il Prof. ha detto che qualcuno in classe si distrae sempre! E mentre lo diceva guardava dalla mia parte! Silvio, fila in camera tua senza cena!”.

Ho quindi deciso di portare fino in fondo questo blasfemo (ma per chi?) parallelo, immaginando di rivolgermi in questo modo alle famiglie dei miei alunni.

«Cari genitori, rattrista il deterioramento dei costumi dei vostri figli e del linguaggio da loro utilizzato. Mortifica soprattutto dover prendere atto di comportamenti, nel corso della ricreazione, non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui.
I comportamenti licenziosi di alcuni alunni sono in se stessi negativi e producono un danno sociale per i compagni. Ammorbano l’aria e appesantiscono il cammino comune.
Da una situazione abnorme se ne generano altre, e l’equilibrio generale della classe ne risente in maniera progressiva».

Funziona, no?
Ribadisco, io il Cardinal Bagnasco lo capisco.
Aggiungo, però, che pronunciate certe parole io mi sento un ipocrita. E pure un po’ scemo.

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Soletta, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

Timnit, la mia “Coppa Volpi”

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Il film di Crialese in concorso a Venezia – bello, bellissimo – contiene la storia di Timnit, migrante eritrea, e contiene Timnit stessa, attrice nella versione edulcorata del suo stesso dramma. Paradossalmente, nella realtà il viaggio della giovane donna è stato persino peggio di quello che si vede al cinema.
Il regista si è ricordato dell’articolo che meglio di tutti gli altri aveva reso pubblico quel viaggio travagliatissimo, e da lì è partita l’idea del coinvolgimento diretto di Timnit all’interno del cast, ma nessuno, almeno credo, nei giorni dell’uscita di Terraferma lo ha voluto rispolverare, quel racconto giornalistico. Gli articoli dei quotidiani a ventiquattro ore dalla loro uscita possono al massimo incartare il pesce, un pugno di caldarroste, oppure possono diventare il cappello di un muratore, anche se nessuno ha mai visto un muratore con “Repubblica” in testa. Non che mi senta di contraddirlo troppo spesso, questo luogo comune. Ma questa volta sì.
Io lo metto qui, l’articolo, e lo allego pure in un comodo formato pronto per la stampa. Da regalare a chi abbia visto il film di Crialese o intenda farlo.

Timnit

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Imago, Le storie di Scuolamagia, Soletta, Stream of consciousness

Almeno una poesia

Cap

Un bambino di nome Stefano
aveva cinque anni.
Facevamo un esperimento:
a chiamarlo forte
si toglieva il berretto.
Bisognava fare grande attenzione
per trovare il volume giusto:
assolutamente non piano,
ma nemmeno troppo forte:
indovinare fino a che punto
gli piaceva fingersi sordo
oltre che punto avrebbe rifiutato
di ricevere il messaggio.
Del punto esatto egli solo era l’arbitro.
La regola del gioco era segreta.
Camminava davanti a me senza voltarsi
e quando fu stanco corse via
senz’altro scopo che quello di lanciare uno strido
con tutta la sua gola di passero.

Gianni Rodari

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