Imago, Soletta, Stream of consciousness

Cercando Andrea (2)

 

Cercare Andrea, dicevamo. E trovarlo: succede. Umida mattina nella grande città del nord. Strade affollate, cantieri aperti, tram che sferragliano. La via è quella giusta, trovare una galleria d’arte non dovrebbe essere difficile. E invece sì, soprattutto se la galleria è piccolina e se anche il barista a fianco ne ignora l’esistenza. Certo, bisogna avere il coraggio di spingere il cancello arrugginito, guardarsi attorno nel cortile su cui si affacciano i terrazzi, su cui penzolano le braccia dei maglioni a stendere, bisogna avanzare il giusto, girare a sinistra, imboccare il corridoio e distinguere il foglio appeso sulla porta, una tra le tante: ingresso libero. Entrare, respirare il profumo dei libri, tantissimi, stipati in un labirinto di scaffali. Storgo il collo per leggere un dorso a caso: Matisse. Vado dritto, anzi storto, nell’aria una chiacchierata colta e serena, tema: “quanti casini tra gli eredi dei grandi artisti”. Interessante, ma origliare è maleducazione. Sempre storto, dicevamo, poi finalmente Andrea, solamente Andrea. Pochi disegni, niente di maivistoprima ma non fa niente, l’emozione è la stessa. Non è la carta patinata dei libri, i fogli sono quelli che usano i ragazzi delle medie, marchiati “Fabriano” nell’angolo in basso a destra. Mi riempio gli occhi di leoni e corvi, cavalli e vampiri. Butto lì un arrivederci e grazie. Rispondono e riprendono subito a parlare della vedova di Mario Schifano. Fuori, ritrovo il cielo ma non è più grigio. È giallo, arancione, rosso e perfino un po’ viola.   

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