Cineserie, Res cogitans, Soletta, Stream of consciousness

Io e Lui, Jane Lui

Jane Lui è una cantautrice e musicista californiana nata ad Hong Kong. Suona qualsiasi strumento le venga posto tra le mani, comprese le pareti di casa sua e i boccioni per l’acqua che si usano negli appartamenti delle grandi città, ed ha una voce stupenda. Non so nulla di lei se non quello che si può evincere dal suo canale YouTube, dai sui profili di Facebook e Twitter. Non conosco nessuno che ascolti la sua musica o abbia almeno sentito una volta pronunciare il suo nome. Anzi, ci penso in questo momento: io stesso non ho mai pronunciato il suo nome e l’ho scritto per la prima volta in questo post.

Come molti, ho incontrato per la prima volta Jane in questo video diventato presto virale ed è stato facile fare una diagnosi: “bravissima, ma al giorno d’oggi se si vuol campare di musica o ci s’inventa qualcosa di geniale o ci si attacca al tram”.

Il teatro in cui questa poliedrica artista si esibisce, a qualsiasi ora del giorno e della notte, è YouTube, dove i suoi video catturano per simpatia, dolcezza, originalità, romanticismo, mestiere.

Però, lavorare in questo modo alimenterà ancora per chissà quanto tempo i pregiudizi del pubblico e opere ispiratissime finiranno inevitabilmente nel calderone del dilettantismo allo sbaraglio. Una vera ingiustizia per chi possiede talento e magari ha pure studiato un sacco.

Ne ho avuto la conferma ieri, quando Jane Lui si è rivolta ai suoi utenti con una lettera accorata. Al giorno prima risaliva la pubblicazione della sua ultima creatura: un medley di brani hip hop/rap interpretati da 4 suoi giovani collaboratori con le voci di un nutrito numero di celebrità vere o di cartone, vive o morte, da George W. Bush alla rana Kermit, da Richard Nixon a Woody Allen.

 

Una cavalcata musical-cabarettistica di 6 minuti e 13 secondi in cui fa capolino ad un tratto l’imitazione muta e tremendamente riuscita dell’astrofisico Stephen Hawking. Causa, quest’ultima, di una serie di reazioni indignate da parte dei primi fruitori del video, nonostante il geniale scienziato abbia spesso messo in gioco il suo sense of humour, comparendo ad esempio negli episodi dei Simpson e – addirittura in carne ed ossa – nella serie di successo Big Bang Theory.

Insomma, in nome del politicamente corretto alcuni americani hanno reagito rumorosamente e Jane Lui, regista e arrangiatrice del video, c’è rimasta male.

 

«Prima di tutto, come arrangiatrice / regista del video, vorrei assumermi personalmente la responsabilità per il mio amico, Spencer, che ha fatto l’imitazione. Sono stata io a scegliere personaggi e canzoni, e mi assumo la mia piena responsabilità nell’affrontare questa discussione e queste scuse».

 

«Mi rendo perfettamente conto che il fatto che non fosse mia intenzione ferire nessuno non ha nulla a che fare con l’effetto finale di questa scelta che ho fatto. Il fatto che  sia stata percepita come offensiva merita tutta la mia attenzione e una risposta. Quindi sono qui per affermare che sono profondamente dispiaciuta».

 

«Alcune persone con cui ho parlato mi hanno detto: “Non sei la prima persona ad aver scherzato su questo” o “Ci sono state imitazioni molto più crudeli su altre celebrità”, ma non credo che ciò mi esenti da delle scuse sincere, e dal riconoscere il male che posso aver provocato – anche perché “ripetere un modello solo perché c’è stato qualcosa di peggiore” è il motivo esatto per cui la discriminazione di perpetua, e da ciò ho imparato che posso essere più sensibile e attenta nel mio approccio».

 

Jane ha fatto quindi un passo successivo. Ha aperto un dibattito pubblico, per dare voce a tutte le opinioni, dicendo che avrebbe eliminato il video dalla rete nel caso la maggioranza degli utenti l’avesse democraticamente sancito.

 

«Anche nel caso prevalessero gli apprezzamenti per il video, sono profondamente dispiaciuta per la scelta che ho fatto che può aver causato dolore a qualcuno. Sto imparando ogni giorno ciò che significa essere più attenta nelle mie scelte e a tutte le interpretazioni delle stesse, sto imparando che ho la responsabilità davanti al mio pubblico di comportarsi rispettosamente, mostrando compassione e lavorando senza sosta verso una maggiore integrità creativa».*

 

Tutto molto onesto e anglosassone, direi. Se provo a immaginare la stessa situazione nel mio paese vedo gente che propone la gogna per l’artista blasfemo e l’artista che piange per essere finito tra le maglie laceranti della peggior censura. Un meccanismo che si inceppa al primo sassolino negli ingranaggi e non riparte. Non si mette in discussione, come ha dimostrato di saper fare una grande cantante che sa imitare perfettamente il Diavolo della Tasmania.  

*Il pensiero di Jane Lui è stato tradotto – fifty fifty – da Pozzanghera e da Google. 

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