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IL FUORICLASSE

Chi mi conosce sa della stima infinita che nutro per Michele Serra. A piacermi sono le cose che pensa, ma ultimamente mi attrae ancora di più la sua scrittura smagliante. Quello che dice e come lo dice. A volte mi accorgo di non condividere nemmeno quello che dice, ma il “come lo dice” tocca vette insuperabili. Oggi lo sorprendo su “Repubblica” mentre fa il punto sulla Wrestlingmania mirabilmente equidistante sia dal moralismo che dal moralismo impartito ai moralisti. Mi immagino infine mentre con le sue parole spiego a una mamma – preoccupata per il lividi del figliuolo adolescente – che il Wrestling «incarna, entro rigide regole di autotutela dell’incolumità fisica degli atleti, l’adrenalina pura di certi eterni giochi infantili, mette in scena la zuffa, la lotta ludica, esattamente come quando i bambini giocano con i pupazzi e i soldatini e fanno “bang” con la bocca»…

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