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Capire (con) CAPA

Qualche anno fa ho ascoltato una giovane donna molto colta dire a un gruppo di studenti stranieri molto colti che se avessero voluto capire l’Italia avrebbero dovuto ascoltare le canzoni di Jovanotti. Mi colpì quella frase, detta un po’ provocatoriamente a chi era interessatissimo alle nostre cose ma era rimasto fermo alla Firenze del ‘300, al Neorealismo e a quant’altro dell’immaginario italico fosse stato trasmesso negli atenei del resto del mondo. Mi colpì e non fui d’accordo, nonostante la stima per il buon Lorenzo Cherubini.

 

Oggi direi senza alcuna remora a uno straniero che se vuole capire l’Italia è il caso che ascolti le canzoni di Caparezza. Il quadro è completissimo, non manca proprio niente. Il punto di vista è lucido, civile, disincantato ma non rassegnato. Forse troppo sociologo, il rapper pugliese, troppo dettagliato, troppo esaustivo, troppo fotografo. Toglierei, più che aggiungere. Ho quasi paura di parlarne in classe, temo di istituzionalizzarlo. Lo lascio lavorare in silenzio (si fa per dire), tra una parolaccia e una chitarra distorta trasmette quintali di intelligenza. L’ho sempre pensato, mannaggia, la forza di un uomo è nei capelli…

 

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