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Ariana Grande, Manchester e una giornata a scuola

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Ti ho pensata, dico stamani all’alunna che mi ha introdotto un anno fa, per tramite del suo quaderno, alla figura di Ariana Grande, star planetaria.

Ti ho pensata stanotte, appena ho saputo della strage al concerto. Non ho nominato la cantante, però. Ho detto “il tuo idolo”, e tanto è bastato per generare un equivoco. Si sa che i miti cambiano in fretta, a quell’età, durano un soffio di vento, o la vita di uno smartphone gonfio di mp3. Di quelli passati resta un nebuloso ricordo, come accade a noi adulti con la penultima delle città sfregiate dal terrore. Parigi? Bruxelles? O era Berlino?

Non ho avuto voglia di fare il solito viaggio nell’attualità, scompaginando il diario di bordo di questa mattinata di scuola. Quegli stessi occhietti mezzi addormentati sono già stati Charlie, hanno già visto il Bataclan, hanno riflettuto a settembre sui camion assassini dell’estate. Non ce l’ho fatta, oggi. Troppo poche le ore trascorse dall’attentato, troppo simili a loro le vittime. Troppa morte, davvero, troppa. Come fosse facile smaltire il peso anche soltanto di un angelo motociclista falciato in bicicletta. Come fosse facile.

Oggi poi c’erano le prove per lo spettacolo teatrale di fine anno, la cosa più lontana da un lutto che mi venga in mente. Anche quando in palestra si gioca a chi muore meglio, freddati da due dita di pistola. Quindi è finita che abbiamo riso più del solito, il giorno dopo Manchester, abbiamo scritto battute, abbiamo fatto andare avanti lo show che deve andare avanti.

Perché noi siamo quelli che devono farlo andare avanti.

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Res cogitans, Tutte queste cose passare

When We Were Grillo, quando eravamo tutti grillini

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Noterella a margine della notizia del giorno: il “New York Times” che accusa Grillo di aver alimentato la sfiducia nei confronti dei vaccini, agire del quale si cominciano ad avvertire i serissimi danni.

Il comico smentisce sdegnato: tutte balle.

La rete, tuttavia, non perdona e smaschera: migliaia di citazioni dal sacro blog, spezzoni video, documenti audio, proposte di legge antivax a firma M5S.

Mi capita quindi di vedere per la prima volta dai giornali online alcuni passaggi tratti dagli spettacoli di Grillo, anche apparentemente lontani nel tempo, almeno a giudicare dalla grana delle immagini. Non li ho frequentati, anche se ricordo un certo clamore da grande evento quando passavano dalle mie parti. C’erano quelli, poi, che ti dicevano “se vuoi ti passo il DVD di Grillo”, in genere una copia fresca di masterizzatore, e ti mostravano la custodia con modi da spacciatore guardingo. Era roba contro, era roba che scottava.

Nessuno che aggiungesse: è roba molto stupida.

Dov’era la nostra ragione in quegli anni?

Perché quelle parole non ci hanno fatto schifo fin da subito? Soltanto perché tra una porcheria antiscientifica e l’altra c’era una battuta di spirito?

Perché quegli spettacoli sono stati recensiti quasi sempre come gli exploit di una voce libera, di un guitto profetico?

Perché è andata così, ammettiamolo. Certo, il comico non candidava ancora nessuno alle elezioni e tutte quelle panzane sembravano morire lì dov’eran nate, nei tendoni, nei teatri.

Non sarà che in fondo è anche un po’ colpa nostra? Ci siamo fatti due risate, abbiamo detto “che matto”. Qualcuno avrà sinceramente pensato “che coraggio, che cane sciolto…”.

E quello ci stava dicendo di non vaccinare i bambini.

Lo abbiamo applaudito. Ci siamo fatti sputare addosso mentre blaterava passeggiando tra le seggiole dei teatri strapieni.

L’uomo si sarà pure montato un po’ la testa, ai tempi, si capisce, e oggi probabilmente i pochi che non lo votano gli sembreranno dei traditori.

 

 

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