Nell’Italia che vorrei il Signor Beppino arriverebbe da solo nel luogo deputato, sarebbe accolto dalle persone preposte, farebbe quello che deve (e a mio parere è giusto) fare, aspetterebbe in silenzio, la faccia tra le mani. Se ne andrebbe senza incontrare flash, telecamere, taccuini e domande, camminando piano, gli occhi lucidi a seguire le punte delle scarpe. Tutti i pensieri già pensati, in questi anni infiniti, la scorza più dura dei giudizi e delle condanne. Le sue foto rimarrebbero lì dove sono sempre state, nelle loro cornici. A guardarle, finalmente, solo i suoi occhi.