Soletta, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

Allora come spieghi questa maledetta nostalgia

 

 

C’era una volta una giovane donna che ritagliava sagome umane dalle foglie. Era un’artista, quella donna, e perseguiva il vecchio grande sogno di fare della propria vita un’opera d’arte. Compiendo gesti come mettersi in cammino e raggiungere Gerusalemme in autostop, vestita da sposa. Milano, Venezia, Gorizia, Lubiana, Banja Luka, Sarajevo, Belgrado, Sofia e avanti, mettendo in campo la sua fiducia negli umani come fanno ogni giorno gli autostoppisti e quelli che li raccolgono.

C’era una volta questa giovane donna che fu vittima della sua opera d’arte, di quel gioco di fiducia e speranza infrantosi sullo scoglio di un maschio feroce, violentatore e assassino, in terra turca. Ho un vago ricordo di quelle cronache e di quegli imbarazzi. Certo che… una donna… da sola e vestita da sposa… In quelle lande, poi… Voce del verbo “andarsela a cercare”, coniugato fino quasi a convincermi. D’altra parte non conoscevamo ancora la parola “femminicidio”, non avevamo ancora ascoltato le omelie dei parroci fustigatori di minigonne, e le donne non ballavano tutte assieme la danza che Pippa Bacca eseguiva già benissimo da sola, e correva l’anno 2008.

Il nuovo video di Malika Ayane, reduce da Sanremo, sembra celebrare in maniera discreta, davvero sottovoce, l’ultimo progetto di quella donna che ritagliava uomini dalle foglie e si fidava ciecamente del suo prossimo.

 

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Res cogitans, Soletta, Stream of consciousness

L’unica cosa che resta. Ma resterà?

È ambizioso Giorgio Faletti, nel difendersi dal barbaro attacco di Pietro Citati. Tutti i grandi classici nel loro tempo sono stati malcapiti e malinterpretati, dice, pertanto fatti a fettine dalla critica: prendete Mark Twain. Ambizioso, sì sì. Io non riesco nemmeno paragonarmi ad un lettore, di Mark Twain, figurarsi a Lui medesimo.

Da ieri si può ascoltare la nuova canzone di Pacifico. Io sono uno di quelli che faticano ancora a dire “singolo”. Non credo riceverà particolari critiche, ci mancherebbe. Tuttavia non riceverà nemmeno le lodi che merita. Le viene negata in partenza la possibilità di diventare una donnacannone, una costruzionediunamore, una luciasansiro e via cantautorando. Un classico, insomma. Vivrà una breve vita di farfalla, non sarà mai tramandata da un genitore ad un figlio. Non verrà ricopiata su un diario, non verrà citata in una lettera. Nemmeno in una mail, al massimo diventerà un link su cui esercitare l’ennesimo clic. E poi sparirà per sempre quando spariranno i singoli hard disk che l’hanno ospitata, le singole chiavette, quando moriranno i telefonini canzoniferi. Nessuno soffrirà, ci sarà altra musica leggera da ascoltare, da cantare, da mettere alle nostre spalle come uno sfondo per i giorni che passano. La vita alle persone, quella forse le canzoni non la cambieranno più.

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