Sofri, oggi:
“Caro Marcello Pera,
io trovo nel nome di meticcio qualcosa di promettente. A parte questo, la ragione per cui non temo che diventiamo meticci è che lo siamo già.”
Sofri, oggi:
“Caro Marcello Pera,
io trovo nel nome di meticcio qualcosa di promettente. A parte questo, la ragione per cui non temo che diventiamo meticci è che lo siamo già.”
Un anno fa a quest’ora stavo attendendo che una solerte funzionaria del ministero dell’Istruzione pronunciasse il mio nome. Poi mi sono alzato e sono andato a scriverlo, il mio nome, a fianco della sede scolastica in cui avevo individuato la mia cattedra (e chi l’ha mai usata, la cattedra?). Era la fine del precariato – un sogno per tanti, un miraggio per troppi – ma non ricordo particolari emozioni. Prendevo ciò che mi spettava, e aspettavo di tornare nel luogo che mi aveva “preso”.