Le storie di Scuolamagia

Cartolina dal 2001

Oggi sulla prima di “Repubblica” c’è una bella storia, ha ragione Michele Serra che la commenta da par suo. Una maestra muore e nel suo testamento destina 25.000 euro ai componenti di una sua vecchia classe elementare, oggi quarantenni. Da docente la signora insisteva sempre sulla necessità di continuare a restare uniti, di aiutarsi a vicenda e una clausola imprescindibile in queste bizzarre “ultime volontà” è proprio la fruizione comunitaria della somma, o il suo utilizzo in favore degli ex alunni della classe che per qualsiasi ragione vengano a trovarsi in difficoltà. Senza bisogno di andarmene all’altro mondo e molto lontano dal possedere 25.000 euro, ho gioito per essere stato protagonista – correva l’anno 2001 – di un gesto piuttosto simile. Scusate il compiacimento. Mi era sembrato di capire che i miei primi indimenticabili 9 alunni stessero perdendo durante l’estate l’occasione di incontrarsi: per pigrizia, timidezza e chissà quale misteriosa ragione. Trovandomi in montagna per alcuni giorni di vacanza, ho acquistato 9 cartoline (raffiguranti, se non ricordo male: mucche), le ho provvisoriamente attaccate con lo scotch e ho disegnato sul retro un grande tabellone, tipo… gioco dell’oca. Ho riempito le caselline di premi, punizioni e trabocchetti, una partenza e un arrivo. C’era la lavagna per finire dietro la lavagna, l’interrogazione a sorpresa, il voto bello e il voto brutto. Scomposto il tabellone, i suoi nove pezzi hanno viaggiato separati verso le case dei cuccioli, senza nessuna indicazione o spiegazione, nella speranza che dal passaparola potesse nascere un incontro di gioco, complice un dado. Alla mia salute.

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2 thoughts on “Cartolina dal 2001

  1. utente anonimo says:

    bello!che fotunati i suoi 9 alunni!insegni qualcosa a burgos, che non si sarebbe neanche sognato di fare una cosa del genere!! 😉

    Rosy

  2. … IL GUARDIANO DI GREGGI…

    Sono un guardiano di greggi.

    Il gregge è i miei pensieri.

    E i miei pensieri sono tutti sensazioni.

    Penso con gli occhi e con gli orecchi

    e con le mani e i piedi

    e con il naso e la bocca.

    Pensare un fiore è vederlo e odorarlo

    e mangiare un frutto è saperne il senso.

    Perciò quando in un giorno di calura

    sento la tristezza di goderlo tanto,

    e mi corico tra l’erba

    chiudendo gli occhi accaldati,

    sento tutto il mio corpo immerso nella realtà,

    so la verità e sono felice.

    (Alberto Caeiro (cioè F. Pessoa), da “Il Guardiano di greggi”)

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