Le storie di Scuolamagia, Res cogitans, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

A che punto è la Scuola

La democrazia italiana, scrive Adriano Sofri,

“…ha bisogno di qualcuno che riscriva il libro Cuore, senza vergognarsene, senza lasciarsi intimorire dalla taccia di buonismo, senza temere nemmeno la condiscendenza di un padre di scolaro italiano ricco e stronzo che stringa teatralmente la mano a un padre di bangladeshi povero, e spinga il figlio a chiedere scusa all’altro, e li faccia mettere in banco insieme. Che detti il racconto mensile su un bambino coraggioso che fa la traversata a ritroso, e parte dalle Ande alla ricerca di sua madre venuta a fare la badante in qualche punto degli Appennini. Quando le illusioni sull’amalgama culturale sono cadute, e però si mostra il ceffo delle reciproche secessioni, il luogo in cui ancora si può immaginare un incontro di civiltà e di persone, e una simpatia pentecostale, è la scuola elementare pubblica. Lei e le sue maestre”.

 

Spunto dell’articolo, uno dei tanti, è la bella storia della maestra settantenne difesa a spada tratta dai suoi alunni che non vogliono sia collocata forzatamente a riposo. A loro basterebbe un anno, uno strappetto alla regola e poi se ne andrebbero tranquillamente alle medie, e l’educatrice in pensione. Pare che non sia possibile. Dal Ministero fanno sapere che l’arzilla docente potrà però andare a trovare i suoi alunni. Ah, deve dirlo il Ministero?

Intanto finisce l’anno, si lavora come matti. Lavoro può significare serissimi ripassi, lezioni e correzioni in vista dell’esame, così come colorare coi pennarelli una sagoma di fanciulla di cartone (Prec Arianna, protagonista virtuale dello spettacolo di venerdì…): canottiera a righe, pantaloni rossi, scarpe “Converse”. Non so se si tratti di riscrivere il libro Cuore. Non l’ho nemmeno letto, in realtà. Posso fare finta, come finta si fa: la maestrina colla penna rossa, Franti ecc.

Si tratta di scrivere una pagina nuova, questo forse sì. Bisogna lavorare a quella formula che impedisca ad un giovane italiano di vedere in un Rom un potenziale ladro di bambini. Invece. Invece stiamo perdendo tempo, rincorriamo valutazioni oggettive. Studiamo nuove forme di misurazione e valutazione, nuovi esami, e teniamo sempre il coltello dalla parte del manico, ché noi tanto non ci misura mai nessuno. Facciamo sottolineare il verbo e distinguere il complemento. Chiediamo se è a), b) o c). Rispondiamo che la verità è b), che di conseguenza non è a) e nemmeno c). Almeno così crediamo.  

Standard