Ci sono un monopattino e una bicicletta. Una bmx, per la precisione. C’è una colonna portante e c’è una bidella (im)portante. C’è un divano. No, mi correggo: c’è il divano. Ci sono quattro gloriosi computer scassati: lenti come la morte, ma ne hanno viste tante, e fatte vedere di più. Ci sono scale, ci sono banchi. C’è il pallone giallo, spompo, della scuola, e c’è quello bianco e nero, un gioiello che portano Evelyn e Marcello da casa. Ci sono un sacco di “telefoni fatti a mano”, come nel modello ispiratore dal successo planetario. C’è Nuvola, professione cane, che quasi ogni giorno accompagna a scuola Nicole. Ci sono un’Ape Piaggio e uno Scuolabus giallo con un ferro di cavallo: l’autista è lo stesso. C’è un portone che è sempre aperto e c’è una panchina di legno. C’è Andrea Pazienza. Ci sono squadrette di calcio e righelli di plastica, capriole e boccacce, corna e ballerine. Da leggere c’è il “Corriere della Sera”, ma ci sono anche i diari. Ci sono le mutande celesti di un acrobata. C’è un tablet che in teoria non si dovrebbe vedere ma se state attenti si vede lo stesso, in barba a chi lo ha adoperato come una telecamera.
Ci sarebbe anche dell’altro, molto altro, ma poi la canzone è finita lì. Sarà per la prossima volta, maybe.