Soletta, Stream of consciousness

Le catene di Irene

Irene io per davvero non l’ho mai conosciuta. Forse m’ha detto ciao, una volta, mentre uscivamo dalla lezione di Storia del Teatro, all’Università. Irene era bionda, senz’averne l’aria, alta magra e serafica sempre. Oggi fa l’attrice e un paio d’anni fa ha scritto pure un libro. Un libricino, sembra un Bignami, con dei raccontini tanto veri. Dico solo “Irene”, perché se un giorno giocando a cercarsi su Google dovesse trovarsi qui, nella pozzanghera, mi vedrei costretto ad abbassare gli occhi come il giorno che m’ha detto ciao.  

 

«Nacqui in autunno, che di per sé è già una sfiga.

Mi battezzarono in pieno inverno, nevicava.

La primavera m’affatica, solo l’estate mi risana!

La vita è strana, non si decifra… come una trottola dai mille colori, oggi consola, domani ti sbrana.

La vita, la vita… quella roba che vola… quella roba trasparente…

Ti prende la faccia e te la rende rugosa, ti prende lo sguardo e te lo sposta indietro, 100 kilometri prima, ti prende sto corpo e… mica te lo rassoda!!

No!

Forse per questo più passa il tempo e più la cellulite non mi dà tregua!! Ahiahiahiai… Paloma!

Compio trent’anni… e non possiedo niente, a parte i ricordi…

Non ho casa, non ho marito, non ho figli, non ho cani, gatti, pesciolini rossi…

Faccio fatica…

Mi guardo allo specchio e mi pare sempre di vedere qualche altra cosa… chiamo Maria, la mia coinquilina, e le chiedo se le sembro normale, lei dice che no… che mi aiuterebbe molto il fatto di “PRATICARE”, come i buddisti giapponesi o i monaci zen, i tibetani… io la ascolto con moltissima attenzione, mi faccio spiegare, accendo incensi, ce la metto tutta…

Poi però…

Proprio quando la mia pratica zen sta per cominciare… ogni volta suona il cellulare!!

Maria Maria Maria mia! Non sarò mai un samurai! Sarò sempre confusa!

Cercherò sempre di liberarmi dalle mie catene inesistenti, così psicologicamente pesanti!!

E allora sarò patetica, sarò banale, sarò scontata, noiosa, un poco deficiente… inutile, perdente, moralista, cagacazzi, petulante… però mi chiedo… mi chiedo… mi chiedo… per dio… per budda o chissàchi…

E se fosse? …l’amore? …la soluzione?»

 

Irene S.

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