Un insegnante può scrivere quello che vuole nel suo “piano di lavoro annuale”. Tanto poi le cose andranno diversamente e lui si troverà a fare altro. Chi l’avrebbe mai detto che l’argomento di una mia lezione – una lezione di italianostoriageografia – sarebbe stato il rugby.
Uno sport di cui sapevo e so praticamente nulla, se si escludono i luoghi comuni sulla nobiltà e l’alto tasso di etica, inversamente proporzionale alla foga agonistica e all’apparente violenza dei gesti atletici.
Ma il 21 novembre in regione sbarcheranno gli Springboks sudafricani e un concorso mette in palio la possibilità di portare i cuccioli allo stadio a scoprire un mondo. E quello a scuola ogni giorno si fa: si scoprono mondi.
Per giorni mi sono tuffato in uno studio matto e disperato, tra i libri e la rete, tra gli articoli di Corrado Sannucci di “Repubblica”, spentosi poche ore dopo aver messo duramente all’opera la mia stampante, e i video di YouTube. Parallelamente ho preso per la prima volta sul serio la figura di Nelson Mandela, andando oltre i luoghi comuni della cultura generale e scoprendo dettagli molto affascinanti. Quel grande uomo rifà il suo letto ogni mattina, non importa se abbia dormito a Città del Capo o alla Casa Bianca. Non importa se le cameriere di Shanghai s’incazzano pure, e io che un letto d’albergo nella Parigi d’oriente l’ho rifatto so che la situazione non è delle più facilmente gestibili. Mandela che subisce angherie per anni da un manipolo di carcerieri e quando, dopo anni, può ricevere il suo avvocato interrompe il colloquio dicendogli “oh, devi scusarmi, non ti ho ancora presentato Tom, George, Stephen…”. Lasciando esterrefatti i propri aguzzini.
Poi finalmente arriva un giorno di quasi inverno su un campetto di calcio in un paesino di montagna. Si gioca a fare il rugby con le sue regole complesse e il suo linguaggio che in fatto di complessità non scherza. I cuccioli sono eccitati, forse un po’ nervosi, neanche si trattasse di una verifica in classe. Finalmente prende il sopravvento l’innata allegria, l’istinto al gioco. Maschi e femmine eseguono antiche danze neozelandesi (che nulla hanno a che vedere con gli Springboks, ma quando ricapita?), si tuffano verso la meta, fanno mischia, si immischiano.
Alla fine sporco loro la faccia di fango, un impasto di terra da fiori e acqua di rubinetto. Faccio clic, fermo sorrisi gioie e imbarazzi.jpg.