Res cogitans, Soletta, Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

La prospettiva di Ivan

Che bisogna guardare il mondo da prospettive sempre nuove, da ottiche diverse, me l’ha insegnato, tra gli altri, Ivan Scalfarotto.

Anche scrivendo parole come queste.

Quindi, mentre dalle stelle – tutte e cinque – piovono cattivi auspici che si espandono – a macchia di giaguaro – sul futuro del paese, cambio prospettiva e gioisco per un nuovo onorevole come ce ne vorrebbero mille.

[eco fuoricampo: vaffanculoooooooo!!!]

Cinquecento, vabbè.

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Le domande di Alex

Giornalisti, blogger e personalità varie si sono dati da fare, nei giorni scorsi, per far arrivare agli italiani le loro più o meno motivate dichiarazioni di voto.

Io prima delle elezioni, di tutte le elezioni, rispolvero un vecchio file ripescato nel computer di Alex Langer dopo la sua tragica fine. Datato 4 marzo 1990, rimane qualcosa di misterioso: avrebbe dovuto evolvere verso qualche sorta di pubblicazione o era destinato ad una riflessione strettamente personale? Non lo sapremo mai.

Intanto, mi piace da impazzire l’idea che ad aiutarmi ancora una volta non siano delle RISPOSTE ma delle DOMANDE.

 

Cosa ci può realmente motivare?

Cambiare il mondo o salvaguardarlo?

Solidarietà come autocompiacimento?

Abbandonare la radicalità?

Etica della rivoluzione?

Navigare a vista?

Esiste da qualche parte una linea di demarcazione tra amici e nemici?

A chi ci si può affidare?

Cosa ti dice il sud del mondo? Solo cattiva coscienza?

Perché cercare la salvezza altrove (perché poi dover andare lontano…)?

Vivresti effettivamente come sostiene si dovrebbe vivere?

Passeresti il tuo tempo con coloro ai quali rivolgi la tua solidarietà?

Professionalità. Potresti vivere anche senza politica? Ti sei davvero domandato cosa ti procura e ti ha procurato?

Altruismo/egoismo?

Quali costanti?

Quali sintesi (p. es. giustizia, pace, salvaguardia del creato)?

Cosa faresti diversamente?

Alex Langer

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Allora come spieghi questa maledetta nostalgia

 

 

C’era una volta una giovane donna che ritagliava sagome umane dalle foglie. Era un’artista, quella donna, e perseguiva il vecchio grande sogno di fare della propria vita un’opera d’arte. Compiendo gesti come mettersi in cammino e raggiungere Gerusalemme in autostop, vestita da sposa. Milano, Venezia, Gorizia, Lubiana, Banja Luka, Sarajevo, Belgrado, Sofia e avanti, mettendo in campo la sua fiducia negli umani come fanno ogni giorno gli autostoppisti e quelli che li raccolgono.

C’era una volta questa giovane donna che fu vittima della sua opera d’arte, di quel gioco di fiducia e speranza infrantosi sullo scoglio di un maschio feroce, violentatore e assassino, in terra turca. Ho un vago ricordo di quelle cronache e di quegli imbarazzi. Certo che… una donna… da sola e vestita da sposa… In quelle lande, poi… Voce del verbo “andarsela a cercare”, coniugato fino quasi a convincermi. D’altra parte non conoscevamo ancora la parola “femminicidio”, non avevamo ancora ascoltato le omelie dei parroci fustigatori di minigonne, e le donne non ballavano tutte assieme la danza che Pippa Bacca eseguiva già benissimo da sola, e correva l’anno 2008.

Il nuovo video di Malika Ayane, reduce da Sanremo, sembra celebrare in maniera discreta, davvero sottovoce, l’ultimo progetto di quella donna che ritagliava uomini dalle foglie e si fidava ciecamente del suo prossimo.

 

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Se ne fa un altro

 

Ci voleva proprio un grande teologo, su quel soglio. Era ora!

 

Don Ciotti, Don Gallo: due fuoriclasse! Ma come in ogni grande squadra, il merito è tutto di chi li allena e coordina così bene.

 

Basta con la lingua italiana, ha ragione lui: torniamo alla messa in latino. Lo abbiamo studiato tutti, un po’ di latino, no?

 

Mi ha stregato il suo ultimo libro, soprattutto quando spiega che nella natività quella vera non c’erano né il bue, né l’asinello. Mi è sembrato un ottimo modo per avvicinare simpaticamente a quell’evento i più piccoli.

 

Ha proprio ragione: gli omosessuali non vanno lasciati soli ma sostenuti mentre affrontano la loro malattia.

 

Sono fermamente d’accordo con la sua dura condanna dell’aborto, definito una ferita inferta alla pace tra gli uomini.

 

Ho apprezzato la sua proposta di eliminare l’esenzione dall’Imu di tutti gli edifici non adibiti al culto.

 

Mi fanno impazzire i suoi Tweet, che hanno davvero dato nuova linfa a quel social network.

 

 

Anch’io non le ho mai sentite pronunciare da nessuno quelle frasi, tranquilli.

E quasi mi spiace scrivere una cosa polemica nel giorno in cui è palese l’umanità di quel gesto: non farcela più e dire basta. Non ce l’ho con lui, oggi. È tutto questo parlarne, è tutta questa sorpresa (davanti all’addio di chi non sorprendeva mai). Sono quelli che si dicono folgorati. Non c’è quell’uomo vecchio, al centro di tutto. C’è quel suo potere. Un po’ svuotato, certo. Privo di un grande avvenire davanti, possibile. Ma trattasi comunque di uno dei più riconoscibili ruoli – nella forma, se non sempre nella sostanza – in cui si incarna il potere degli uomini sugli uomini.

Quello ci tocca, ci colpisce, ci folgora. Quel vecchio è solo un vecchio come ce ne sono tanti.

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Guarda e impala

 

C’è chi sbrana occasionalmente, quando ad esempio finisce nel vortice di uno scandalo bancario, e c’è chi sbrana per mestiere.

Ieri sono stato sul punto di gettare nella Pozzanghera una delle foto scattate da un fotografo olandese e pubblicate dai giornali online. Mi avevano colpito. Una leonessa coccolava un cucciolo di impala, spuntato all’improvviso nella savana pochi attimi dopo l’uccisione, per zampa leonina, della madre.

Erano l’apoteosi dell’istinto materno, quegli scatti. Erano il granello di sabbia andato ad inceppare i meccanismi severi ed implacabili del mondo naturale e le ciniche leggi che sovrintendono alla sopravvivenza delle specie.

Non ci sono cascato. Tutto troppo bello per essere vero e troppo poco vero per essere bello.

Questa mattina le ho mostrate alla mia amica Magie, quelle foto. Dall’alto dei suoi 15 anni che la portano a trasalire per ogni immagine di animaletto cicciopuccioso, ha sentenziato: “non può essere”.

Aveva ragione.

 

According to Packer (un etologo del Lion Research Center at the University of Minnesota, n.d.r.), the scene depicted in the photos is familiar to anyone who has studied lions, and to anyone who has ever watched their cat catch a mouse. “These are just variations on the theme of cat-and-mouse, where cats capture their prey and play with it until they either get bored and leave it or get hungry and eat it”.  

(L’intervista completa)

 

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The question

La ragazza chiede se può andare in bagno. Nell’aula i banchi sono disposti a ferro di cavallo e lei sta all’angolo, quello opposto alla porta d’ingresso. Può, certo che può.

L’insegnante, momentaneamente chinato sul banco di un assente, scartabella cercando una fotocopia colorata smarrita e la sente tagliare la classe, tracciandone di buon passo la diagonale. Cinque secondi al massimo, percepiti come un piccolo fruscio.

Il ragazzo, dal suo banco, è soltanto una voce – curiosa, da scienziato.

«Prof., ma perché le donne sculettano?»

 

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Disegnare insieme

Un noto mensile ha chiesto a due disegnatori, diversi ma neppure troppo, di sedersi allo stesso tavolo e di condividere lo stesso foglio bianco. Ne è nata una jam session d’inchiostro nero che mi ha ricordato la bellezza di un gesto che in fondo frequento da sempre e che continuo a praticare nel mio lavoro quotidiano.

Disegnare insieme a qualcun altro.

Ma non ognuno per sé: insieme sullo stesso foglio. Gomito a gomito. Un atto di condivisione profondissima. Riunire due strumenti musicali non regala a parer mio lo stesso tipo d’incanto: bellissimo, ma rimane una somma, un unopiùuno. Disegnare sullo stesso foglio è invece un intero. È dare un morso alla stessa mela. Mi piacerebbe riuscire a farlo capire, ai cuccioli che mi chiamano per segnalarmi che la riga che han tracciato è storta, che il cerchio è tutto fuorchè tondo, che “gli occhi proprio non mi vengono”; far loro capire che sedermi al loro posto, o al loro fianco, stringere tra le dita la loro matita mangiucchiata, il loro pennarello da due lire è per me un onore e un’emozione grande, capace di riportarmi con la memoria a tutta la carta che ho riempito di segni con l’aiuto di altre mani.

Sarà per quello che poi la riga rimane storta, il cerchio rimane sghembo, gli occhi non ne parliamo.

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La fuga di Guia

 

Qualcosa mi dice che nessun brano di Guia Soncini sia stato ancora “antologizzato” nei ponderosi tomi in uso nelle scuole secondarie di primo grado, strizzato tra Calvino e Buzzati, tra Piumini e Omero.

Qualcuno dovrà pur cominciare, no? Almeno a leggerla, almeno in fotocopia,  ‘sta benedetta autrice contemporanea.

Io comincio la prossima settimana.

 

La prima volta che scappai di casa ero in quinta elementare. Su Canale 5 facevano un ciclo di telefilm intitolato I simpamici (i traumi inferti da certi titolisti non sono stati abbastanza indagati): un giorno mandavano Il mio amico Arnold, un giorno L’albero delle mele – cinque baluardi degli anni Ottanta a settimana.

Litigai con mia madre per ragioni che non ricordo (e che probabilmente non ricordavo già due ore dopo), e uscii di casa determinata a non tornarci. Ero sicura della mia scelta senza ritorno almeno quanto mio padre era convinto di non poter vivere senza quel qualcosa di biondo con cui si accoppiava da anni (illudendosi probabilmente da altrettanti anni che lei lo volesse tutto per sé).

La prima tappa della mia grande fuga era casa della mia migliore amica. Non ricordo se il piano prevedesse di fermarsi lì o poi fare il giro del mondo: non sono mai stata una bambina avventurosa e l’amica abitava, secondo misurazione fornita oggi da Google Maps, a 140 metri di distanza. Ma non importava, perché il silenzio e l’inconsapevolezza di dove mi trovassi avrebbero gettato i miei nella più cupa angoscia – no?

Dalla mia amica c’era il televisore rotto. Era l’ora di pranzo. Chiamai mia madre e feci l’annuncio con tutta la pomposità richiesta dalle circostanze: «Sono scappata di casa. Torno alle cinque per i Simpamici».

Guia Soncini, I mariti delle altre, Rizzoli

 

 

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