Soletta

La ragazza dell’ultimo libro

«Confusione. Appena fuori dall’infanzia, i ricordi s’infittiscono senza un filo. Adolescenti si è tutto o niente, distratte, ansiose. Leggo in altre biografie le avvisaglie di un destino: a me non è andata così. E confusi sono i sentimenti.»

 

«Non ricordo di aver invidiato la pipì in piedi, e perché poi? Io mi accucciavo incontrando con gli occhi un granchietto o un’erba, e subito su odorosa di mare o di giardino. Certo scalare papà e torreggiare sulle sue spalle era una gran sensazione. Insomma che i sessi fossero due era ovvio come l’avere due gambe e mancare di coda. Ma essere donna è invece tutto un lavoro, una prescrizione e un dubbio.»

 

 

Non si può dire che l’abbia letta d’un fiato, l’autobiografia di Rossana Rossanda. Più di un capitolo ha richiesto una concentrazione laboriosa, e qualche sforzo di memoria in direzione di antichi esami di storia all’università. Ma che scrittura!!! Limpida lucida tagliente essenziale!

 

Prossime letture: la graphic novel Goražde di Joe Sacco e Italia, provincia del Giro di Gian Luca Favetto.

 

 

 

 

 

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2 thoughts on “La ragazza dell’ultimo libro

  1. utente anonimo says:

    ASSOCIAZIONI MNEMONICHE:

    LA RAGAZZA DEL SECOLO SCORSO

    «Questo non è un libro di storia.

    È quel che mi rimanda la memoria quando colgo lo sguardo dubbioso

    di chi mi è attorno:

    perché sei stata comunista?…

    … Ogni tanto qualcuno

    mi ferma con gentilezza:

    “Lei è stata un mito!”

    Ma chi vuol essere un mito? Non io.

    I miti sono una proiezione altrui,

    io non c’entro. Mi imbarazza.

    Non sono onorevolmente inchiodata

    in una lapide,

    fuori del mondo e del tempo.

    Resto alle prese con tutti e due.

    Ma la domanda mi interpella…” (R.R.)

    …………………

    IL COLPO DI GRAZIA

    … “Chi pretenda di ricordare tutta una conversazione parola per parola, mi è sempre sembrato un bugiardo o un mitomane. A me non ne restano mai che frammenti, un testo pieno di lacune, simile a un documento corroso dai tarli. Le mie stesse parole io non le capisco più, nemmeno nell’istante in cui le pronuncio. Quanto a quelle del mio interlocutore, esse mi sfuggono, e io non ricordo che il movimento di una bocca a portata delle mie labbra. Tutto il resto non è che una arbitraria e falsa ricostruzione, ed è così per tutte le frasi che cerco qui di richiamarmi alla memoria. Se mi ricordo press’a poco tutte le povere banalità scambiate fra di noi quella notte, è senza dubbio perché sono le ultime dolcezze che S. mi abbia detto in vita sua. Dovetti rinunziare a far girare senza rumore la chiave della serratura. Si crede di esitare, o di essersi deciso, ma è con le piccole ragioni accidentali che le leve segrete si tradiscono. La mia viltà o il mio coraggio non arrivavono fino a porre C. faccia a faccia con una spiegazione.” … (M.Y.)

    (Ennelù)

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