Scontri come quello tra Mastella e Di Pietro mi mettono sempre una grande malinconia e dalla malinconia spunta sempre il ricordo di Alex Langer. Che era già morto prima che qualsiasi seme di interesse politico germogliasse nelle mie giornate e al quale ho sempre guardato – scritti alla mano – come ad un FUORICLASSE nel mondo di chi deve amministrare la cosa pubblica e disegnarne il futuro.
Rileggo pagine, allora, e sono bagliori.
«Che dire allora, degli zingari, popolo mite e nomade, che non rivendica sovranità, territorio, zecca, divise, timbri, bolli e confini, ma semplicemente il diritto di continuare ad essere quel popolo sottilmente “altro” e “trascendente”, rispetto a tutti quelli che si contendono territori, bandiere e
palazzi? Un popolo che, un po’ come gli ebrei, fa parte della storia e dell’identità europea proprio perché, a differenza di tutti gli altri, hanno imparato ad essere leggeri, compresenti, capaci di passare sopra tutti i confini, di vivere in mezzo a tutti gli altri, senza perdere se stessi, e di conservare la propria identità anche senza costruirci uno stato intorno!»
Cerco qualche foto, trovo questa.
Ho sempre amato le foto in cui i soggetti fuggono l’obbiettivo e guardano verso l’alto.