Parola di antonia, Soletta, Stream of consciousness

Il giorno che la mia poetessa preferita ha deciso di farla finita, settant’anni fa

«Corre una ragazza in bicicletta, ai bordi della strada: è un giorno d’inizio dicembre, uno di quelli in cui il gelo fa battere i denti e andare presto a casa, a bere qualcosa di caldo accanto alla stufa, ed è un accidentato percorso per campagne nude, brumose. Esce dalla città verso Chiaravalle, con un unico volo della bicicletta, senza sentire più i piedi sopra i pedali, senza poter muovere le dita dal manubrio, andando dove la città si perde, in uno slancio di ponti e di viali, con una meta in cuore che coincide con un solo, infinito, desiderio di pace.

Corre ma è sfinita, mentre le automobili la affiancano e la superano con un ironico strombazzare, i capelli volano attorno al viso magro, spiritato, velato dal vento. Il paltò azzurro si confonde nella nebbia. Il suo fiato produce una corona di nuvolette in quel grigio perla dell’aria come sbiancata. Sbanda leggermente nell’ansia della corsa, poi riprende il controllo. Gli occhi che s’imbevono d’azzurro, spalancati sul mondo, hanno quel giorno un riflesso terribile di durezza. Se qualcuno l’avesse guardata in volto, l’avrebbe fermata e raccolta. Così non è stato. Tra venti gironi è Natale: gli addobbi sono già stati preparati, qualche alberello decorato sui giardini e sui balconi annuncia la festa».

 

Alessandra Cenni, In riva alla vita. Storia di Antonia Pozzi poetessa

 

3 DICEMBRE

All’ultimo tumulto dei binari
hai la tua pace, dove la città
in un volo di ponti e di viali
si getta nella campagna
e chi passa non sa
di te come tu non sai
degli echi delle cacce che ti sfiorano.

Pace forse è davvero la tua
e gli occhi che noi richiudemmo
per sempre ora riaperti
stupiscono
che ancora per noi
tu muoia un poco ogni anno
in questo giorno.

 

Vittorio Sereni, 1941

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