2 thoughts on “Però

  1. «Avrò un esempio in più, questo Giro di Lombardia e Paolo Bettini per come l’ha vinto, da evocare a chi mi chiede perché continui a trovare bello il ciclismo. È brutto a volte, lo so, ma quando è bello, di una bellezza dolorosa che fa venire la pelle d’oca, ha un’umanità che difficilmente si trova in altri sport. In 20 giorni Bettini ha vinto il mondiale, ha perso il fratello, ha pensato di smettere, la famiglia lo ha quasi spinto in sella dicendo che a Sauro, il fratello, così sarebbe piaciuto. Nel ciclismo non si corre solo contro gli avversari e contro il percorso (discese, salite, chilometri, curve). Ieri Bettini ha corso contro la sua voglia di non correre ma anche per vincere in una maniera speciale. Avrebbe vinto anche in volata, ne sono certo, ma ha preferito infliggersi una fuga solitaria, che valeva come qualche fiore in più nel mazzo da portare al cimitero. Bettini ha corso dimezzato e pure raddoppiato. Bettini ha additato il cielo, ma prima ha fatto la sola cosa che poteva fare: si è coperto la faccia con le mani e appena le ha tolte sono uscite le lacrime, che già negli ultimi chilometri premevano per uscire, ma prima non si poteva, prima c’era da calcolare le traiettorie, amministrare il vantaggio. A portarli in canna, i sogni dei vivi sono più leggeri della presenza dei morti e del dolore che l’accompagna. Bettini ha corso zavorrato degli uni e dell’altra. Ci sono cose, nel cuore, che nessun cardiofrequenzimetro sa leggere.»

    Gianni Mura, i Cattivi pensieri di domenica 15 ottobre 2006

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