Res cogitans, Soletta

Il peso

«…la lezione di qualche tempo fa, quando più volte mi è mancato il respiro, non mi ha ancora guarito dalla mia malattia principale, quella di voler salvare il mondo e non saper dire di no…»

 

Alex Langer

 

A trenta pagine dalla fine la matita sottolineatrice appare inquieta. Il libro non fa nulla per sembrare un romanzo, è anzi a tutti gli effetti un saggio freddo e circostanziato. Mi rendo conto che l’ansia (romanzesca) che sento è tutta mia, come sono mie le somme tratte (ideale frustrato + ideale frustrato + utopia sfuggita di mano + …) in direzione di quel tragico gesto, di quella corda tirata al cielo, di quell’albero di albicocco. Prendere sulle spalle il peso di tutti, pensare pensieri perfetti (il dibattito politico internazionale mi sembra regredito di 150 anni…), tentare sempre la strada più difficile e meno conveniente, ma perdere alla fine se stessi e ogni speranza.

E io? Chi sto salvando? Sto salvando qualcuno? È sufficiente convincere la ragazzina a vincere la propria timidezza e venire in gita? Può essere abbastanza pensare delle lezioni in cui i miei alunni ridano di gusto? Bastano le parole che scrivo, le parole che dico, le parole che invento?

E io, chi sto salvando? 

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