Le storie di Scuolamagia

Che c’è di strano siamo stati tutti là

Il titolare della Pozzanghera per la prima volta nella sua vita domani potrà chiedere a quella città che lo porti via, potrà dirle che fa tanto freddo schifo e che non ne può proprio più. Potrà chiederle di fare un affare: un po’ di soldi e un po’ di celebrità in cambio di una seicento, dei suoi vent’anni, di una ragazza che tu sai. Ma sarà solo uno scherzo, ché di quelle luci non ne accenderanno più.

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Tutte queste cose passare

Colonne sonore

Cari amici di Anpalagan Ganeshu, ancora una volta dobbiamo stringerci attorno al Nostro, e consolarlo, incoraggiarlo, fare quello che l’amicizia prescrive e rende quasi scontato. Dobbiamo sforzarci di dare un po’ di luce a una vicenda (processuale, nella fattispecie) che luci non ne ha mai ottenute e mai le otterrà. Mi avete scritto in 2, oggi, nostalgici e attenti lettori, per avvisarmi della brutta notizia. È la solita storia, non si possono portare tutti i pesi e non si può salvare da soli il mondo intero. Bisogna continuare in quello che era giusto, però. E non sopportare l’insopportabile.

«Ci fu un momento in cui il mare smise d’essere la colonna sonora dei sogni di Anpalagan», dice la sottolineatura – non mia – sulla mia copia del libro che meglio racconta la tragedia di Portopalo. Sarebbe bello che, come in un rito laico di quelli che piacciono a Michele Serra, i sogni di Anpalagan diventassero un po’ la colonna sonora della nostra vita. Soprattutto i sogni di giustizia.

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