Soletta

Un po’ daria

«Se rinasco sto dall’altra parte», mi dice la poliziotta di Napoli sfinita dalla lotta quotidiana ai delinquenti.
Ci conosciamo poco ma ogni tanto ci scriviamo sms molto sinceri, come le cose che si dicono solo agli sconosciuti in treno. Infatti è in treno che ci siamo incontrate. Leggevamo tutte e due Gomorra di Roberto Saviano e Vanity Fair. Sono cose che uniscono. «Chi vorreste essere se rinasceste?», chiedo in giro. Risposte sparse: «Un pittore, una rockstar, un falegname, un pianista, un fossile, un astronauta, una tigre». L’eterna ragazza vorrebbe «un metabolismo veloce, sapermi vestire e pensare positivo». Insisto che voglio un nome, un ruolo. «Jessica Rabbit», decide la scemottera: «o almeno Emmanuelle Béart, ma senza rifarmi le labbra».

«Io non voglio rinascere», è la risposta dei più depressi. «Alessandro Baricco» quella del lettore di Repubblica. Quello della Gazzetta invece «Valentino Rossi o Kakà». «Orson Welles», dice l’amico cool; «me stessa», la cassiera incinta. Umile o presuntuosa?

Un avvocato mi dice che vorrebbe rinascere «una farfallina grigia rimasta intrappolata in camera di consiglio mentre i giudici decidono, per sapere se tengono conto di quello che diciamo». Ma se eri farfallina, che avevi detto?

«Una grande cantante, che prova e comunica grandi emozioni, come Mina o la Callas», risponde sognante la prof di lettere.

«Hillary Clinton senza le corna». «Stefan Edberg» (che scopro essere un leggendario tennista svedese). «Il santo indiano SriRamana Maharshi», risponde qualcun altro.

Fin troppo prevedibile, ma politici italiani, nessuno. «Nemmeno se sono ricchissimi, o belli, o di talento?». Risate sgangherate. «Berlusconi troppo faticoso, con tutte quelle ville, televisioni, bagatelle, sorrisi, capelli. Ora è anche diventato buono. ’Na fatica immane. Prodi ha di bello solo che va in bicicletta. Fini che fa immersioni. Casini che ha tre figlie. Bersani che canta. Bindi che apprezza il vino. Tutte cose belle, ma esser loro non mi attira: le sedute in Parlamento, le riunioni di partito». Da schiantarsi dalla noia, è il consuntivo della cronista.

«E tu?».

Io, se proprio dovessi rinascere vorrei essere un gatto: correre nell’erba, dormire al sole, mangiare lucertole, graffiare divani. E nessuna responsabilità, se non quella di sopravvivere, che non è poco. Deciso: o un gatto o la mamma di otto figli, nati con l’epidurale. Ecco.

Ieri era il primo maggio, la festa del lavoro. Mica potevo lavorare. Allora ho scritto questo.

Carino, ‘sto post della Bignardi.

E io, se rinascessi? Beh, anche Stefan Edberg andrebbe benissimo… Però così… su due piedi… il mio cervello è lento e ha una cilindrata piuttosto bassa. Quindi, prendo tempo e ve lo dico presto. Ma non adesso.

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