Le storie di Scuolamagia, Stream of consciousness

Io come lui

Samu

Io vorrei essere quello piccolo.

Che messo lì sembra il capitano ma ovviamente non è.

Che è sempre colpa sua, ma con lui nessuno si arrabbia mai per davvero.

Che piange e ride per un niente.

Che quando piange parla parole troncate, si mangia l’ultima vocale.

“…è colp su, di quell stronz, gli spacc il mus”.

Che, come dice il collega, “non è un bambino, è un capriolo”.

Che conosce almeno 100 modi di stare su una sedia, tutti sbagliati.

Che vive in un avvincente presente, e il suo futuro finisce dove finisce il ciuffo spettinato.

Che si offende quando gli dico che i Pooh fanno schifo.

Che è dolce e violento.

Che…

«…avere un cuore semplice aiuta. Abbassare il volume, ritrovare lo sguardo nuovo di chi vede, da bambino, le cose per la prima volta, e conservarlo. Curvare, se non si può andare dritto, farsi invisibile se serve. Fare più silenzio, a volte. Parlare con i fatti, con i gesti.»

(CdG, “la Repubblica delle Donne”)

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