Soletta

Recensione in ginocchio

Trattasi di recensione in ginocchio, premessa inevitabile. C’è un disco che mi fa perdere la testa. Arrivato nel momento più opportuno. Ci sono giorni in cui ho bisogno di belle canzoni come di acqua. Giorni in cui ho bisogno di cantare e di pensare al canto degli altri. C’è un punto nella vita in cui uno ha voglia di sentire avvolte da un suono bellissimo parole come “Che nessuno la baci / la tua faccia bianca di cera / e che il tempo migliore / ti accompagni la sera”. Oppure: “Tagliano i denti tagliano / parole di vetro e i pensieri si sbagliano / tu scrivimi dall’ombra di un foglio…”. E allora ecco che arriva l’album dell’esordiente che sembra l’album del veterano all’apice dell’ispirazione. Un disco compiuto come un macramè, un anime salve, un rimmel. E la cosa più bella è che sembra non essersene accorto nessuno, la rivista, il settimanale, la pagina degli spettacoli del grande quotidiano. Tutti tacciono e allora si fa strada l’idea che sia un miracolo tutto per me e per chi voglio io. Ma anche – paurissima! – che possa sciogliersi e scomparire d’un tratto – sortilegio! – il rosso disco di Giua.

Giua2

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