Soletta, Stream of consciousness

Figlia di una vestaglia

Sto divorando il libro in cui Simona Baldanzi identifica la madre operaia con l’oggetto simbolo della sua vita quotidiana in fabbrica. Figlia di una vestaglia blu, si dichiara l’autrice, prima di raccontare con una sincerità disarmante la complessità dei destini più semplici.

 

«Io diciamo che il babbo ci credevo che era il mio. Ma sulla mamma nutrivo dei dubbi. Sempre per quella storia che fisicamente ci somigliamo tantissimo, ma caratterialmente zero. E poi talvolta era così distante, così perennemente incazzata col mondo intero che mi chiedevo se si ricordava di avere una figlia e un figlio.

Mi sedevo sul pratino di fronte casa mia quando era pieno di margherite. Avessi avuto il tuo velo da sposa, lo avrei attaccato ai miei capelli, ma quello lo hai già usato come zanzariera per la mia culla. E allora mi facevo delle corone strapiene di fiorellini e con il potere magico simboleggiato da ciò che mi circondava la fronte afferravo una margheritina strapiena di petali e la interrogavo. Mamma o non mamma?»

 

Adesso mi do un compito per casa. La mamma di Simona è una vestaglia blu. Ci sono persone anche nella mia vita che, grazie alla magia di una sinèddoche, possono essere raccontate come fossero un vestito? Il loro vestito?

Domani la risposta.  

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