Un anno fa abbiamo allestito il Bosco della Memoria. A Scuolamagia sono entrati i rami veri di un grosso albero, per terra c’erano foglie da raccogliere, su ognuna parole preziose. C’erano le immagini sulla grande parete, e musica di violino triste nell’aria. Ricordo un pomeriggio bellissimo di lavoro silenzioso, senza che nessun insegnante quel silenzio l’avesse intimato. Nelle aule un panorama da cantiere: concerto per paia di forbici, stantuffate di stampante, cigolio di banchi trascinati. E poi scope, spaghi, pennarelli, fogli di carta, nastri adesivi.
I visitatori – gente del paese – avevano gradito, e ho ancora negli occhi la coppia di genitori abbracciati stretti davanti alla fotografia proiettata tra i rami del bosco: una montagna di scarpe vuote nell’anticamera del forno crematorio.
Quest’anno sarà (voglio che sia) più difficile.
Quest’anno ricreeremo un ghetto.
Proveremo a dare l’impressione di una spietata segregazione. Andremo oltre il calendario degli orrori novecenteschi per dire di un secolare abominio. Cercheremo tuttavia di rappresentare la Vita di un popolo all’interno di un luogo nato per essere la premessa della Morte.
Ma come si fa a costruire un ghetto in una grande stanza spoglia?
Appunto: COME SI FA?
Io comincio subito a leggere e a studiare. I libri, i siti, i numeri del “Diario della Memoria”. Sul quaderno ho già scritto: cimitero con il filo spinato e i sassolini, sinagoga, mura, il Golem. E voi, mi aiutate? Voi che avete visitato quel ghetto in quella città in cui forse non andrò mai… Voi che conoscete quella musica che sarebbe perfetta come sottofondo… Voi che vi ricordate che in quel film…
Ci aiutate? Ci aiutate a ricordare? Ci regalate qualche idea? Ci fate evitare qualche strafalcione storico-religioso?
Il 27 gennaio quest’anno cade di domenica. Venite a Scuolamagia nei giorni successivi?