Stream of consciousness, Tutte queste cose passare

Elogio dell’Atletica

L’atletica leggera è un mondo ricco di storie. Nonostante l’inarrestabile invadenza del business, conserva un fondo di umanità inattaccabile. Merito delle origini classiche, forse, oppure dei ritmi delle gare, con quell’ascesa emotiva dalla concentrazione (letta negli occhi) alla suspance fino all’eventuale catarsi. Dipenderà da quel misurarsi con il limite umano per tentare di varcarlo: per un centimetro, per 8 centesimi di secondo. Sarà che tagliato il traguardo, spiccato il salto, lanciato l’attrezzo ci sono sempre quello che ha vinto e quello che ha perso, con le loro facce agli antipodi, e nessuna polemica, nessuna protesta.

Le storie, dicevo. Ogni volta che vedo la falcata di Kenenisa Bekele, mi sembra di veder correre al suo fianco la sua ragazza, Alem, esattamente come durante il tragico allenamento sugli altipiani in cui la giovane si accasciò per sempre, col cuore stanco di pulsare.

Bisogna guardarlo bene negli occhi, Kenenisa che corre i 10.000 in 26’17″53. E poi pensare agli occhi di Materazzi che si rialza dopo la testata, e a quelli di Zidane e perché no?, a quelli di sua sorella.

Non sono niente male anche gli occhi di Blanka Vlašić, saltatrice in alto. Brava, bella, sexy e famosa. Ma dov’è la “storia”? Semplice: nel tempo libero cotali occhi croati e fuggitivi sono puntati su un bianco foglio e sui tratti di una penna. Scrive poesie, Blanka Vlašić. Fossero pure bruttissime, pensate a come sarebbero quelle di Materazzi…

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