Le storie di Scuolamagia

In nome della rosa

Antefatto. Sabato 16 dicembre, nel corso dello spettacolo teatrale natalizio, due compagne di classe salgono sul tavolo al centro della scena, attorno al quale siedono 8 imbarazzatissimi convitati scelti tra il pubblico. Ballano un flamenco battendo ritmicamente i tacchi sul legno marrone e stringono tra i denti una rosa rossa, che alla fine regaleranno a due maschi adulti che – protagonisti di quella improbabile cena – stanno ridendo di gusto. Dopo gli applausi gli inchini gli auguri e i saluti, una delle due ragazzine, mentre sta riordinando con me la palestra-teatro rinviene una rosa – made in china: euro 1 – e mi chiede: “Prof., posso tenerla per ricordo?”. Certo che può.

 

Passano due giorni e al classico “ricevimento dei genitori” un papà entra nella stanza dove mi sono sistemato per parlare di compiti in classe, studio domestico, ordine e disordine, relazioni sociali, comportamento, impegno e interesse, partecipazione e distrazioni. Abbassa il tono della voce e dice che mi deve chiedere un grandissimo favore. Ma proprio grandegrande. Si tratta della rosa, l’altra rosa. La figlia non ha avuto la fortuna di ritrovarla tra le spoglie dello spettacolo finito e sì, anche lei avrebbe voluto un ricordo: quel ricordo. Dice anche di averla già cercata da solo, un’altra rosa, ma che nel paesino di montagna non ne ha proprio trovate. E allora mi chiede se posso procurargliela io, un’altra rosa. Perché ha pensato che a quel piccolo furto di un ricordo deve porre rimedio lui, il papà. Mi invita poi alla discrezione, a consegnargli il prezioso oggetto al riparo dagli occhi della giovanissima alunna e si vede benissimo che ha in mente un momento speciale per sorprenderla e “sedurla” con un gesto dolcissimo e inaspettato.

 

Poi abbiamo parlato dei compiti in classe, dello studio domestico, dell’impegno e dell’interesse… ma si vedeva che entrambi continuavamo a pensare alla rosa.

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