Imago, Soletta, Stream of consciousness

Un naso rosso

Il clown che viene da Bucarest ha la faccia segnata, anche se di anni sembra averne davvero pochissimi. Rigidamente ancorato alle mie letture, forse un po’ morbose, attorno alle esistenze come la sua, non sono riuscito a vedere la luce della sua seconda vita. Riusciva ad aprire i sorrisi del pubblico come fossero lucchetti con la chiave, ma il suo mi è sembrato il volto di chi non ha mai riso davvero e mai potrà più farlo. Di chi ha sofferto oltre il limite consentito, oltre ogni senso possibile, ed ha dovuto ricondurre la vita ad un affare di sopravvivenza. Ho pensato cose terribili, di cui mi sono vergognato. Nuvoletta: “sta facendo divertire da matti il bambino invitato sul palco, ma con la stessa naturalezza potrebbe picchiarlo, prenderlo a schiaffi”. Pensieri imbarazzanti, i miei, che ripudio e ricaccio nel fondaccio nero di me stesso. 

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One thought on “Un naso rosso

  1. Quand’ero bambina, il circo alla tv era il momento in cui mio nonno tornava ad essere bambino.

    “Guarda tatina!” mi diceva, e gli brillavano gli occhi. Lui adorava i trapezisti, li guardava estasiato. Ed anch’io mi facevo rapire dal loro volteggiare.

    Poi arrivavano i pagliacci: “Nonno, gira”.

    Mi hanno sempre messo tristezza i pagliacci…

    Buona giornata, Clio

    Faith

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