Soletta

Storia di te

«E ogni tanto anche tu mi cogli ancora alla sprovvista. Me la cavo a meraviglia, o almeno così mi pare, quando a un tratto interviene qualcosa a cambiare tutto – una cosa da niente, magari, le parole dolci e indistinte di una canzone, lo scorcio di un colore improbabile, la nitida spigolosità di una mela sbucciata, al nuca di un estraneo, il modo che ha il cielo di ripiegarsi su se stesso in un pomeriggio gelido – e vengo subito risucchiata in un altro tempo, nella sensazione delle tue braccia che mi stringono, delle tue mani e del tuo viso vicino al mio, e per un attimo rimango immobile, paralizzata, incapace di andare avanti o indietro.

Tanti sorrisi, pulcino.

Quanto vorrei riuscire a piangere in quei momenti, ma la maggior parte delle volte non ci riesco. La maggior parte delle volte devo aspettare che passi. Deve sempre passare, passa sempre».

 

La solita recensione improbabile, volutamente lacunosa e fine a se stessa.

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