Res cogitans, Stream of consciousness

L’uomo più colto

L’uomo più colto che abbia mai conosciuto diceva “metabletica” con la naturalezza con cui io dico “banana”, diceva “weltanschauung” come io posso dire “patata”.

L’uomo più colto che abbia mai conosciuto mi ha insegnato che a qualsiasi età le cose che si fanno con l’anima non meritano mai di essere offese e svilite da un diminutivo. Quello dove scrivevo le mie prime cose non era pertanto un “giornalino”, semmai un “piccolo giornale”. Oggi sgrido sempre chi dice “la recita”, “il teatrino”. Le mie classi mettono in scena SPETTACOLI.

L’uomo più colto che abbia mai conosciuto una volta ha scritto il mio nome su un foglio e l’ha modellato fino ad ottenere un prisma da mettermi davanti, sul tavolo, prima che io parlassi, prima di ascoltarmi. L’ha fatto alla stessa maniera con tutte le persone sedute a quel tavolo e in un lampo eravamo tutti importanti allo stesso modo, pazienza se gli altri erano docenti universitari e giornalisti e io un sedicenne coi pantaloni corti. Oggi in classe organizzo conferenze internazionali sui climi e sulle religioni e sul ruolo della donna nel pianeta e i nomi dei cuccioli, opportunamente storpiati e in bella mostra sul banco, diventano quelli di importanti accademici stranieri.

L’uomo più colto che abbia mai conosciuto mi ha insegnato in fondo le cose più semplici.

L’uomo più colto che abbia mai conosciuto se n’è andato due anni fa, in questo giorno.

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