Cineserie, Res cogitans

Raccolta differenziata

Carretto

Arrancano. Sono sfiancati. Manca l’aria ai loro polmoni almeno come alle ruote dei loro carretti arrugginiti. Si muovono al rallentatore, con gesti semplici e sempre uguali. La concentrazione, la poca che rimane, gli serve per capire quale sia il momento giusto per attraversare lo stradone. Sono uomini e donne, indifferentemente. Viaggiano sotto il peso dell’età più che delle bottigliette vuote che raccolgono dai cassonetti, le stesse che vedo nelle mani delle migliaia di coloratissimi giovani a spasso per le vie, incuranti del destino di quel polietilentereftalato comperato al chiosco e presto gettato via, come si fa con le cose che non hanno importanza. Non mi spiego come una città comunque apparentemente ordinata e organizzata – esagero: forse anche solidale – non sappia fare a meno dei suoi raccoglitori di bottiglie, e non sappia alleviarne la pena con la tanto celebre ciotola di riso. Tutto si lega, nella grande metropoli olimpica, tutti sembrano avere un ruolo, piccolo o grande, da chi regola il traffico con la bandierina a chi dispensa informazioni ai turisti, da chi guida il taxi a chi spazza il marciapiede. Tranne loro, le carogne che si avventano sulle carcasse delle seti saziate. Sembrano non avere voce, solo il suono della plastica accartocciata e lo sferragliare di un carretto a pedali che se ne va. Anche loro gettati via, come si fa con le persone che non hanno importanza.

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