Cineserie, Res cogitans, Tutte queste cose passare

A voi che ascoltate delle mie considerazioni sparse il suono: la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi

Ha ragione Miuta nel commento al post precedente, grande idea quella dell’uomo che corre volando. Sotto i suoi piedi avrei però proiettato un altro sfondo, l’avrei fatto correre su un prato, su una pista d’atletica, sul mare, nel cielo. Però, bravi lo stesso.

 

Confermo quanto scrissi ai tempi di Torino 2006: disegnare cerimonie d’apertura è il lavoro più bello del mondo. Peccato che il mercato sia piuttosto saturo.

 

Le scene di massa. Vanno bene, certo, è bellissimo disegnare coi corpi, molto bello il nido fatto di omini fosforescenti uno sopra l’altro. Però la retorica del popolo che sorregge tutto sulle proprie spalle li stuferà, un bel giorno… Il 90% delle scene accadevano su un tappeto di corpi umani, nelle pubblicità alla tv qui il pivot schiaccia dopo aver camminato sopra le teste del pueblo unido. Basta! Un po’ di sano individualismo.

 

Io la cerimonia l’ho vista dal divano. Un occhio seguiva la tv, uno seguiva internet, uno seguiva lo stradone sotto la finestra. Anche durante il megashow olimpico ha continuato ad essere percorso da biciclette, coppiette, vecchine col cagnolino. Mica solo poveracci senza televisione. Gente che aveva altro da fare: buon segno. Quanti italiani nel 2006 sono stati davvero immuni dal po po po po di Gattuso e compagni?

 

Voto 10 ai giapponesi con la doppia bandierina in mano, la loro e quella dei dirimpettai stuprati nel 1937. Come diceva Alex Langer: viva le bandiere, specie quelle degli altri.

 

C’è un ente, un organo, un organismo internazionale che possa impedire agli atleti fotografati e filmati di fotografare e filmare a loro volta mentre stanno sfilando? Se esiste, batta un colpo e faccia qualcosa per Londra 2012.

 

Le autorità e le teste coronate. Quelli dei piccoli staterelli con il portabandiera, 3 atleti, il massaggiatore e il cuoco sembravano davvero emozionati. Quelli con 400 atleti va da sé che erano molto attenti al profilo migliore da offrire alle telecamere. Il ciao ciao di Manuela Di Centa agli italiani era a dir poco imbarazzante, vista la carriera vincente ma non priva di ombre (no, non intendo Forza Italia, intendo il doping…).

 

Avrò il cuore tenero, ma a me sono piaciuti gli ombrelli con le facce dei bimbi. C’erano tanti bimbi. Una scricciola somigliava tantissimo a quella che mi ha abbracciato qualche post fa. I bimbi portano la pace, rasserenano. Poi ti svegli quando senti l’ovazione per la Corea del Nord.

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